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Macron Melenchon
Jean Luc Mélenchon ha vinto alla grande la sua complicata scommessa: il “campo largo” della gauche (Nupes) è in testa al primo turno delle legislative, di un soffio davanti la maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron: 26,2% a 25,8%.È la prima volta nella storia della Quinta Repubblica che un presidente appena eletto non s’impone nelle elezioni successive non ottenendo la maggioranza assoluta. «Il partito presidenziale è uscito sconfitto, chiedo al nostro popolo di far dilagare la sua voce al secondo turno di domenica prossima per realizzare un sogno che inseguiamo da tante generazioni», ha esultato a caldo Mélenchon abbandonandosi al lirismo e alla retorica. Il suo obiettivo però è trasparente, lo ha ripetuto più e più volte durante la campagna elettorale: diventare primo ministro, costringere Macron alla “coabitazione” per scardinare infine la «monarchia repubblicana» concepita dal generale De Gaulle nel lontano 1958. I liberali lo accusano di infrangere i protocolli istituzionali, di essere una variante di sinistra del populismo imperante, ma lo hanno fatto con spocchia, demonizzando l’avversario, facendone una caricatura e ne hanno pagato le conseguenze. Fa bene dunque Mélenchon a rallegrarsi del voto di ieri, ma anche a ricordare che la partita non finisce qui perché il sistema uninominale a doppio turno può riservare grandi sorprese: per scolpire i giudizi nel marmo bisognerà infatti attendere i ballottaggi di domenica prossima, con centinaia di duelli testa a testa tra Nupes e marcroniani nei singoli collegi che decideranno i rapporti di forza nella prossima Assemblea Nazionale e il nome del prossimo premier. Ma al di là delle percentuali di voto, il messaggio che gli elettori lanciano all’Eliseo è apparso chiarissimo. I francesi sono preoccupati per le politiche economiche annunciate dal capo dello Stato, come l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni o gli 80 miliardi di euro stornati dal bilancio pubblico per onorare il patto di stabilità al 3%. Non vogliono tagli alla spesa e al welfare, come l’aumento dell’Iva che servirà a finanziare la manovra. Come sempre accade oltre le Alpi, la questione sociale è al centro del dibattito politico e determina le fortune e le sfortune di leader e partiti Molti elettori peraltro non sono andati nemmeno a votare: 53% gli astenuti, anche questo un record per la Quinta Repubblica che darà senz’altro spago alle riflessioni di politologi e sociologi sulla “disaffezione” per la politica e così via. Mélenchon in ogni caso ha realizzato un piccolo capolavoro politico, riunendo sotto l’ala protettiva del suo carisma personale la variegata galassia della gauche, i successi del suo movimento, la France Insoumise hanno convinto, anche per motivi di mera sopravvivenza, ecologisti, socialisti e comunisti a puntare su un progetto comune dopo tanti anni di divisioni e sguardi in cagnesco, sulla falsa riga della vecchia gauche plurielle di Lionel Jospin di primi anni 2000, solo che la Nupes oggi ha un programma decisamente più a sinistra. Unico caso nei grandi paesi europei in cui la rabbia sociale verso le politiche di austerità e di tagli alla spesa non viene monopolizzata da forze nazionaliste e di destra radicale. Il programma della Nupes un tempo si sarebbe definito socialdemocratico- progressista, oggi suoi detrattori parlano di Mélenchon come se fosse Vladimir Lenin. Ora per il leader della Nupes viene il difficile, lui spera che quel 26% convincerà i tanti astenuti e, perché no, tanti elettori di centro destra, a non perdere l’occasione di ingolfare la macchina macroniana. Ad alimentare le incognite il meccanismo delle “triangolari” che permette a chi ha ottenuto più del 12,5% di accedere al secondo turno. Già, la destra. Marine Le Pen sapeva benissimo che non avrebbe potuto mai ripetere il 24% delle presidenziali, ma il suo Resemblement National oltre a non superare il 19% sembra avere ben poche possibilità al secondo turno: secondo tutti gli analisti può eleggere un massimo di 30 deputati, ma probabilmente faticherà ad ottenerne anche la metà. Durante gli ultimi comizi giurava che avrebbe eletto 80 parlamentari. Tracollo totale i per la destra identitaria e islamofobadi Eric Zemmour sprofondata al 4 %; con il suo leader clamorosamente trombato al primo turno nel collegio di casa.