«L’odiosa forma di sfruttamento - assimilabile alla schiavitù - rappresentata dalla tratta di esseri umani, è tuttora presente nell’attuale vicenda internazionale, tanto da avere sollecitato l’Organizzazione delle Nazioni Unite, dieci anni or sono, ad istituire un’apposita Giornata Mondiale per contrastarla». Lo dice, in un messaggio, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni della giornata istituitta nel 2013 per sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime della tratta e promuoverne la difesa dei diritti.

La tratta di esseri umani, continua il messaggio del Capo dello Stato «costituisce una gravissima violazione dei diritti umani e, per sconfiggerla, occorre una risposta decisa e solidale da parte della Comunità internazionale, l’impegno dei Paesi interessati dal fenomeno, con il coinvolgimento degli organismi multilaterali, sensibilizzando l’opinione pubblica, la società civile». «Per tutelare i bambini, le donne e gli uomini che ogni anno cadono nelle maglie della tratta occorre perseguire i trafficanti e agire sulle cause che vedono intere popolazioni alla disperazione, tanto da spingerle ad abbandonare le proprie terre d’origine, affidandosi, a rischio della vita, a individui senza scrupoli».

Il presidente Mattarella conclude il suo messaggio con l’invito a «portare la pace dove prevalgono i conflitti, generare opportunità di crescita sociale economica dove prevalgono povertà e assenza di prospettive contribuisce a eliminare le condizioni che rendono possibile la tratta di esseri umani. L’Italia ha sostenuto l’adozione del protocollo addizionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, e resta pienamente impegnata a prevenire, reprimere e punire la tratta di persone».

E proprio oggi  il comandante di un motopesca tunisino e i tre componenti dell’equipaggio sono finiti in carcere, a conclusione di un’operazione congiunta di squadra mobile, polizia di Stato e Guardia di finanza, con l’accusa di pirateria ai danni di alcuni gruppi di migranti in difficoltà. A comunicarlo è la procura della Repubblica di Agrigento con una nota del capo dell’ufficio Salvatore Vella. Il gip, in particolare, ha convalidato il fermo e disposto la custodia in cella contrariamente a quanto era accaduto nei giorni scorsi in un’operazione analoga che aveva portato alla scarcerazione dei quattro indagati per difetto di giurisdizione. «Per la prima volta, nella famigerata rotta migratoria del Mediterraneo centrale - scrive il procuratore facente funzioni Salvatore Vella -, si contesta agli indagati il reato di pirateria marittima, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare». Questi arresti, secondo il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, sono «la conferma di quanto sia fondamentale contrastare l’immigrazione irregolare anche a tutela degli stessi migranti che finiscono nelle mani di criminali senza scrupoli che ne mettono gravemente a rischio la vita».  Per il titolare del Viminale «il gravissimo episodio che emerge dalle indagini testimonia la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale e l’importanza dell’azione intrapresa da questo Governo per contrastare i criminali che cercano di arricchirsi in ogni modo, anche garantendo un adeguato supporto operativo ai Paesi di partenza dei barchini».