La più grande storia di un'impresa di successo è l'Eneide, parola di Mark Zuckerberg. «Una missione, un grande team e la perseveranza sono i requisiti necessari per creare qualcosa di unico e soprattutto che duri, proprio come Enea ha fatto con Roma, dopo aver lasciato Troia in fiamme», ha detto il fondatore di Facebook, che ieri ha tenuto all'università Luiss della capitale una Q&A, Questions and Answers, ovvero una conferenza che è un botta e risposta tra il pubblico e l'ospite. E lui, certo, ha inventato qualcosa che ha davvero cambiato il mondo: «Ognuno di noi ha gli strumenti per creare ciò che vuole, ma nessuno può farlo da solo. Una qualsiasi grossa azienda poteva inventare Facebook, ma lo abbiamo fatto noi ragazzi del college e la ragione è semplice: abbiamo creduto di potercela fare».Da una parte gli studenti universitari italiani, dall'altra il ragazzo prodigio d'America, che ha fondato la società che ha rivoluzionato il modo di comunicare, con 1,65 miliardi di utenti nel mondo e 29 milioni solo in Italia. Quasi un italiano su due. «In Italia sentiamo la difficoltà ad emergere, secondo te vivere qui condiziona le nostre possibilità di avere successo nel business?, gli chiede una studentessa. «L'Italia rappresenta un caso unico in Europa, perché la sua community usa Facebook per sponsorizzare il proprio business molto più che nel resto del mondo: lo fa un utente italiano su 10. Inoltre il 90% degli utenti internet, in Italia sono connessi a piccole e medie imprese: è un dato davvero sorprendente. Questo rende il tuo paese un ottimo posto dove sviluppare un progetto imprenditoriale, quindi sarei ottimista», è la candida risposta di Zuckerberg. E la sua ricetta vincente la ripete in ogni risposta: servono un progetto, un team e la perseveranza. Il resto verrà di conseguenza. «Imparate il più velocemente possibile dai vostri errori, perché verrete ricordati per il cambiamento che portate, non per i vostri fallimenti. Nessun successo si costruisce in una notte: il mondo si accorge di voi da un giorno all'altro, ma voi sapete che il vostro sforzo è iniziato molto prima». Pillole di saggezza distillate nella lunghezza di un post di Facebook. E a chi gli chiede quale sia stata la chiave di un successo che ha permesso al suo Social Network di sopravvivere così a lungo in un mercato che offre sempre nuove piattaforme, risponde: «Il segreto è continuare ad evolversi, continuando ogni giorno a rispondere alle esigenze dei nostri utenti. Solo così si riesce a rimanere sempre davanti alle concorrenti».Nel fluire delle risposte Zuckerberg ha parlarto anche del terremoto, raccontando di come l'Italia sia stato uno dei paesi in cui la funzione di «safety check» messa a disposizione di Facebook sia stata più utilizzata. «La prima cosa che si vuole, quando ci si trova direttamente in una situazione di pericolo, è di avvertire i propri cari che si sta bene», per questo il Social Network ha attivato la funzione (già sperimentata nei luoghi degli attentati e di altre catastrofi naturali) che consente agli utenti di notificare che stanno bene ai propri amici, utilizzatissima nei giorni del sisma. «Questo terremoto, come tutti gli eventi catastrofici, catalizza l'attenzione dei media per un periodo di tempo ridotto. Facebook ha deciso di collaborare con la Croce Rossa, che rimarrà focalizzata sulle zone colpite per molto più tempo, donando 500 mila dollari e mettendo a disposizione la nostra tecnologia per ogni necessità», ha spiegato Zuckerberg. Il Ceo ha raccontato di essere rimasto molto colpito dalla tragedia e di averne parlato a lungo nella prima parte della sua giornata romana, quando ha incontrato prima Papa Francesco in Vaticano, poi il premier Matteo Renzi a palazzo Chigi.Non sono mancate le provocazioni, con uno studente che ha dato voce ai pensieri dei detrattori della vita "social": «Non pensi che Facebook abbia rovinato la comunicazione interpersonale? ». La risposta è altrettanto secca: «Se la pensassi così avrei già modificato l'applicazione. Facebook non sostituisce la comunicazione personale, ma permette di rimanere in contatto con persone che altrimenti si perderebbero. Offre una possibilità: quella di avere in tempo reale informazioni sui nostri amici, rimanendo aggiornati su ciò che fanno, ciò che pensano e come stanno. Ma niente di tutto questo elimina la vita reale». Non è mancato uno sguardo sul futuro di internet, che ancora non è a disposizione della metà della popolazione mondiale, «un gap che si può colmare in una decina di anni: internet è fondamentale perchè porta informazione, istruzione e dunque crescita», e soprattutto sulle nuove frontiere dei social media. «Ogni 10 anni nel mondo dell'informatica arriva una grande rivoluzione: la prossima è la realtà aumentata, che mette in comunicazione il reale con il virtuale e offre una nuova esperienza di vicinanza comunicativa con le persone care che sono lontane» è il pronostico di Zuckerberg. Per ora pioniera della realtà aumentata è la app Pokèmon Go, che ha conquistato milioni di utenti (tra i quali lo stesso Mark, che è andato a caccia di pokèmon rari anche a Roma), ma presto ci saranno nuovi modi di implementarla con la tecnologia esistente. E, c'è da esserne certi, Facebook sarà tra le prime a farlo.