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L’OMS ha formalizzato soltanto l’11 marzo la pandemia da covid 19. L’ha fatto, peraltro,nel corso di una conferenza stampa tenuta in un contesto costretto, ignorando le regole-base della profilassi, come misurare una distanza di sicurezza tra persone nello stesso ambiente. Val la pena di ricordare che l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di occuparsi della sanità su scala globale, svolge anche il ruolo di fonte ufficiale dei dati sanitari attraverso l’Health Emergency Dashboard, avendo riguardo ai principi vincolanti presenti nella sua Costituzione, molto chiari sul piano del ruolo di garante della corretta informazione sanitaria. È l’art. 2 che al paragrafo g) afferma: «(l’OMS) favorisce qualsiasi informazione, parere e soccorso concernente la sanità», norma che va letta in coordinamento con il paragrafo t) «Uniforma, per quanto necessario, i metodi di diagnosi», con l’intuibile intento di mettere a disposizione gli strumenti diagnostici dimostratisi più efficaci ma anche di rendere il più possibile comparabili i dati sulla morbilità attraverso il loro uso. Attingiamo, dunque, dalla fonte HED (Health Emergency Dashboard) dell’11 marzo 2020 le informazioni ufficiali relative alla diffusione del coronavirus nel mondo. Alla data si registravano 119.711 contagi, distribuiti in 110 paesi e 4350 morti, pari al 3,63% degli ammalati di covid 19, valore di per sé importante. Del totale dei contagiati, però, ben 80.955 erano nel territorio cinese, dove si registravano 3162 decessi, pari al 3,9 del totale dei contagiati nello Stato.L’OMS aveva anche proposto una lettura più analitica, scorporando i dati relativi alla Cina dal resto del mondo: i casi registrati nei 109 paesi colpiti dal coronavirus erano 37.286 con un numero di 1129 decessi, pari al 3,02 dei contagiati. L’attenzione ai dati relativi ai decessi ci porta a valutare i numeri globali all’interno di un range plausibile, che evidenzia un picco di 3,9% in Cina, paese che ha subito il primo e più violento impatto con il coronavirus, sopportando anche il peso dell’enorme numerosità della popolazione, e un 3,6% globale.Anche scorporando il dato cinese, il valore percentuale rimanente supera il 3%, il che non lascerebbe segnalare particolari anomalie. In questo contesto, invece, appare macroscopicamente anomalo il dato italiano che, nella stessa giornata in cui si è formalizzata da parte dell’OMS la conclamata pandemia, faceva registrare 14.514 tra ammalati e guariti dal covid 19 e ben 827 morti, con una percentuale del tutto fuori misura, pari al 5,7%. Il divario nella contabilità dei decessi balza agli occhi in tutta evidenza e non riesce a trovare motivazioni plausibili. E diventa ancora più allarmante a soli due giorni dalla conferenza stampa dell’OMS, quando vengono registrati in Italia 1016 decessi, a fronte dei 4720 sul piano mondiale, con una percentuale francamente abnorme del 21%: più di un quinto dei decessi di tutto il pianeta sarebbero italiani.L’affermazione ricorrente relativa all’invecchiamento della popolazione italiana, come motivo centrale del picco dei decessi, non regge più di tanto: in Italia gli over 65 sono il 22,8% della popolazione, ma in Giappone (che ha ‘solo’ 581 contagiati e dichiara il 2,7% di decessi) sono il 27%, in Germania (1.908 contagiati e lo 0,16% di decessi) il 21,4% e Francia (2,1 % di decessi) e Inghilterra (1,7% di decessi), tanto per restare nel continente europeo, superano il 19% di “anziani”.Ne’ ci sentiamo di giudicare particolarmente inefficaci le misure di contenimento adottate dalle autorità italiane, perché, oltretutto, non ci è parso che in altri paesi, diversi dalla Cina, siano stati adottati rimedi in termini di profilassi più rigorosi e drastici dei nostri. E non possiamo, francamente, far carico di questa moria inusitata a psicologismi sul «carattere degli italiani portati ad una naturale socialità». Certo, resterebbe il motivo della più accurata diagnostica nell’analisi della diffusione del morbo, attraverso una verifica a tappeto con tamponi e di una diversa catalogazione dei decessi da corona virus, con l’inclusione, oltre ai decessi direttamente causati dall’epidemia, anche di cause derivanti da patologie pregresse, aggravate dal covid 19 .Tuttavia neanche può essere che la più attenta e rigorosa reazione all’aggressione dell’evento epidemico, che ha comunque rappresentato un comportamento virtuoso da parte dell’autorità italiana, per una perversa eterogenesi dei fini ,oggi possa rivelarsi un cattivo affare per l’immagine del paese e per la sua reputazione nel mondo, con contraccolpi drammatici sul piano dell’economia nazionale. Di certo c’è un problema che riguarda la gestione dei dati da parte dell’OMS, che continua a propalare informazioni prive della necessaria uniformità dei mezzi diagnostici, in contrasto con la sua stessa Costituzione, con pregiudizio di paesi che possono aver agito con maggiore scrupolo e dei cittadini che hanno il diritto ad una informazione completa e scientificamente attendibile.