Il “maestro delle arti oscure”, il “mago di Oz”, il “Karl Rove dell’Australia”.

No, non si tratta de cattivo di un film di supereroi, bensì di un signore 64enne dall’aspetto ancora giovanile. Lynton Crosby è stato definito dal quotidiano australiano The Age, l’uomo più potente della nazione. Uno capace di influenzare i destini di un paese. Ma come ha accumulato tanto potere? Lynton Crosby è uno spin doctor che ha lavorato inizialmente in Australia e poi in giro per il mondo. Attualmente però il suo campo d’azione è la Gran Bretagna.

Attraverso la sua società, la CTF Partners, ha messo lo zampino in diverse campagne elettorali conservatrici. A partire dalle elezioni del 2005, in quel caso la sua missione fallì ma i conservatori si servirono delle sue strategie anche nel 2008, 2012 e 2015. Fu in quest’ultima tornata elettorale che  realizzò il suo capolavoro ottenendo come premio dall’ex primo ministro David Cameron il titolo di Sir.

Il lavoro della CFT è continuato anche nel 2016 ( sconfitta dei Tories nella corsa a sindaco di Londra) e 2017 su incarico di Theresa May, rimasta a Downing Street ma azzoppata dalla rimonta laburista. Ma al di là dei riconoscimenti nobiliari la società di Crosby non disdegna lauti profitti.

Le sue sono parcelle da capogiro anche se a ben vedere il denaro serve anche ad altro. Ad esempio a finanziare con 20mila sterline l’ex segretario agli esteri Boris Johnson oppure a donare regali ai parlamentari conservatori di alto livello così come rivelato dal quotidiano The Guardian.

Ed è stato lo stesso quotidiano due giorni fa ad accendere una luce su un nuovo progetto di Crosby, questa volta molto più ambizioso e soprattutto molto più lucroso.

L’idea è quella di mettere in piedi una campagna politico- mediatica contro il Qatar, organizzatore nel 2022 dei mondiali di calcio. Un evento planetario che però riveste un significato molto più ampio rispetto all’ambito meramente sportivo.

Il Guardian è entrato in possesso di un documento siglato da Crosby, denominato “project ball” nel quale sono descritte le linee guida della crociata: istituire “postazioni” anti Qatar in tutto il mondo, diffondere storie che mettano in cattiva luce il piccolo emirato, anche con la creazione di fake news, insomma un profondo lavoro di lobby con l’ausilio di uomini politici, giornalisti e accademici vicini alla “causa”.

Il quotidiano britannico precisa che l'offerta è stata messa sul mercato internazionale un anno fa, chi volesse avvalersi dei servigi della CFT non se la caverebbe a buon mercato. Il prezzo richiesto è di circa 5,5milioni di sterline, 6 milioni di euro. Il lavoro durerebbe 18 mesi ( 300mila sterline mensili). L’obiettivo dichiarato è quello di spingere la FIFA a revocare l’assegnazione dei mondiali al Qatar.

Chi è interessato ad una tale evenienza? Innanzitutto l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti entrati da diverso tempo in rotta di collisione con Doha.

La Gran Bretagna dunque sembra essere il terreno dove si combatte una guerra non dichiarata nella quale trovano cittadinanza personaggi opachi come Crosby oppure figure equivoche come Khalid Al- Hail, un fantomatico leader dell’opposizione in Qatar costretto all’esilio a Londra.

Al- Hail è noto per la sua attività politica che presenta aspetti poco chiari. Paga deputati e calciatori di spicco per partecipare ad eventi anti Qatar ed è accusato di essere un fantoccio nelle mani dell’Arabia Saudita. I rapporti tra la CFT e Al. Halil sembrano confermati dalla stessa società australiana, che ha ammesso di aver fornito ad Al- Hail «una minima quantità di consigli sui media» durante la visita di stato, nel luglio dello scorso anno a Londra dell'emiro del Qatar.

Fu in quell’occasione che venne messo in piedi un farsesco tentativo di contestazione di piazza con il reclutamento di centinaia di attori che dovevano impersonare manifestanti ed oppositori fuori da Downing Street.

Sono rimaste senza risposta invece tutte le domande circa il ruolo di public relation che la società di Crosby ha svolto per il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman durante la sua visita nel Regno Unito l'anno scorso.