Oggi si è celebrata la giornata dell’avvocatura ucraina. Una ricorrenza che per il secondo anno consecutivo è stata caratterizzata da innumerevoli riflessioni legate alla guerra in corso, alla violazione dei diritti umani, al futuro di un Paese che sta cercando in tutti i modi di continuare a vivere, nonostante l’aggressione militare da parte della Russia del 24 febbraio 2022.

«Questo giorno – commenta l’avvocato Valentyn Gvozdiy, vicepresidente dell’Ukrainian National Bar Association (UNBA) - non è una festa nel senso comune del termine, ma è un promemoria sull'importanza della nostra professione». In quasi due anni di guerra la vita degli avvocati ucraini è stata stravolta. Tanti di loro hanno appeso la toga ed indossato la mimetica per combattere nell’esercito. Le udienze sono state a lungo sostituite con le discussioni da remoto. Le aule dei tribunali sono tuttora vuote nelle zone del fronte, ad Est, dove i combattimenti proseguono senza sosta. In Ucraina ci sono 47mila avvocati. Circa cinquemila tra avvocate e avvocati con lo scoppio della guerra non sono riusciti ad iscriversi all’albo.

«La giornata dell’avvocatura – aggiunge Gvozdiy – è l’occasione per riflettere sul presente e sul futuro della nostra professione. Il nostro compito, quello di fornire servizi legali e assistenza ai cittadini, rimane invariato anche in tempi così difficili. Il diritto a un processo equo è un principio fondamentale che difendiamo ogni giorno con convinzione, a prescindere dal particolare contesto che è venuto a crearsi. A nome dell’avvocatura ucraina vorrei ringraziare i colleghi che da ogni parte del mondo ci hanno sostenuto e ci sostengono. La loro vicinanza è la base per la nostra sopravvivenza, ma ci fa pure sperare nella vittoria. È un supporto molto prezioso».

Il vicepresidente dell’UNBA riflette sul ruolo sociale che ricoprono anche in Ucraina gli avvocati: «Fin dal primo giorno di guerra, abbiamo adempiuto alla nostra funzione costituzionale, sostenendo lo Stato di diritto e proteggendo i diritti umani. Il nostro contributo al rafforzamento della democrazia e della giustizia in Ucraina non verrà mai meno. Anche per questo motivo voglio esprimere la mia profonda gratitudine a tutti gli avvocati per il loro instancabile lavoro e per la loro dedizione alla toga. Non posso che esprimere tutta la mia ammirazione per i colleghi che, accantonando per il momento la professione forense, hanno deciso di difendere l’Ucraina nei ranghi delle forze armate. Il vostro coraggio e il vostro eroismo sono esempi da seguire. Credo nella nostra vittoria e che la pace arriverà presto».

Durante la giornata dell’avvocatura, la presidente dell’UNBA, Lidiya Izovitova, ha fatto un bilancio del 2023, soffermandosi sulla necessità di assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini connessi all’aggressione militare del 2022. «Un altro anno», lo ha definito Izovitova, «tutt’altro che favorevole», che non fa intravedere una rapida fine delle ostilità.

«La società – dice la presidente dell’Ukrainian National Bar Association -, affaticata da tutte le conseguenze della guerra, da tempo richiede con forza l’affermazione della giustizia e la punizione dei responsabili dei crimini di guerra. Questa richiesta dovrebbe essere soddisfatta dall’autorità giudiziaria e dalle forze dell'ordine: purtroppo, non sta accadendo tutto ciò. Su decine di migliaia di procedimenti aperti, solo pochi finiscono in tribunale. Come spiegare questo livello inefficienza? Di sicuro ci sono ostacoli legislativi che ci impediscono di lavorare perseguendo gli obiettivi che ci siamo dati».

Tutto il mondo è paese. Anche nell’Ucraina in guerra gli avvocati lamentano una durata eccessiva dei processi, soprattutto nel penale. «Le cause di questo problema – evidenzia Izovitova – non sono attribuibili alla categoria forense. Il sistema giudiziario registra un sovraccarico di fascicoli e per la catastrofica carenza di giudici i tempi si allungano a dismisura».

A questo punto la numero uno dell’UNBA sfodera molto orgoglio professionale: «L’idea di punire gli avvocati per aver abusato dei loro diritti procedurali è diventata più attiva ed è, a mio avviso, fuorviante. Allo stesso tempo, qualcuno pensa di attribuire ai giudici il potere di accertare le violazioni che verrebbero commesse dagli avvocati, accantonando il ruolo degli organi disciplinari degli Ordini forensi».

Infine, Izovitova pone all’attenzione un altro tema rilevante, vale a dire i tentativi di criminalizzare l’attività degli avvocati che lavorano nei territori occupati dalla Russia. Il Parlamento ucraino vorrebbe equiparare l’attività forense in quella parte del Paese, sotto controllo russo, al reato di collaborazione.

«Cerchiamo di essere lucidi e ragionevoli – aggiunge la presidente dell’UNBA -: il collaborazionismo è il sostegno offerto al governo nemico. Non dimentichiamo mai che la professione forense si svolge in maniere indipendente dallo Stato. Non ha nulla a che fare con la politica, la propaganda o l’aggressione. La Costituzione afferma che spetta all’avvocatura garantire l’attuazione dei diritti di ciascun cittadino. Negare questo significa privare gli ucraini di una garanzia costituzionale. Gli avvocati che osano rispettare la Costituzione non possono essere puniti come criminali».