Dura risposta russa, almeno a parole, dopo l’attacco ucraino contro una petroliera di Mosca nel mar Nero, a ridosso dello stretto di Kerch, nel quale sono rimasti feriti alcuni membri dell’equipaggio. 

«Il regime di Kiev, senza incorrere in alcuna condanna da parte dei paesi occidentali e delle organizzazioni internazionali, sta attivamente applicando nuovi metodi terroristici, questa volta nelle acque del Mar Nero – ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca – Non ci può essere alcuna giustificazione per tali azioni barbariche, esse non rimarranno senza risposta e i loro ideatori ed esecutori saranno inevitabilmente puniti». 

La risposta è arrivata dai servizi segreti ucraini (Sbu) secondo i quali gli attacchi contro le navi cargo russe sono «legittimi», dal momento che queste si trovavano in «acque ucraine». «Si tratta di azioni assolutamente logiche ed efficaci», ha detto il capo dei servizi di intelligence, Vasyl Malyuk, tramite il suo account Telegram.

Ma nella vicenda si è inserita anche l’Onu, con una dichiarazione del segretario Antonio Guterres. «Abbiamo visto le notizie sull’accaduto e le Nazioni Unite non sono in grado di confermare queste informazioni – ha detto il portavoce di Guterres all’agenzia di stampa russa Tass – Ribadiamo con forza il nostro invito a tutte le parti interessate ad astenersi da qualsiasi retorica o azione che possa intensificare ulteriormente il conflitto».

Una presa di posizione che non è andata giù a Mykhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Non ricordo se il Segretario generale dell'Onu abbia parlato dell'inammissibilità dell'escalation quando la Russia ha attaccato i porti ucraini di Odessa e sul Danubio – ha scritto su Twitter – Non ricordo se il signor Antonio Guterres sia uscito con una dichiarazione contro il terrore russo delle città pacifiche. Invece, quando l'Ucraina reagisce efficacemente, numerosi “avvocati del diavolo” escono subito e chiedono... un immediate cessate il fuoco e dell'escalation del conflitto». E ancora. «Sembra che il diritto internazionale e il diritto all'autodifesa funzionino così? È questo l'aspetto dell'ordine di sicurezza globale agli occhi delle Nazioni Unite? Con un aggressore che conduce una guerra genocida alla presidenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la costante persuasione a non resistere?», si chiede Podolyak.

Il tutto mentre a Gedda, in Arabia Saudita, partono faticosi negoziati tra le parti. La ricca monarchia del Golfo ha annunciato venerdì sera l'arrivo di «consiglieri di sicurezza di paesi fratelli» per discutere della «crisi ucraina» sul Mar Rosso, senza tuttavia rivelare gli Stati partecipanti. La riunione, spiega l'agenzia di stampa ufficiale Spa, dimostra «la disponibilità del regno a contribuire per trovare una soluzione che porterà ad una pace permanente».