In teoria sarebbe una precauzione per proteggere i minorenni da contenuti non adatti in rete, nei fatti è un provvedimento che rischia di fare a pezzi il diritto alla privacy con effetti potenzialmente devastanti.

Ofcom, l’agenzia governativa britannica di controllo delle comunicazioni, ha infatti individuato una serie di misure per impedire ai minori di 18 anni il consumo di pornografia online, tra cui un software di riconoscimento facciale che i gestori di siti internet saranno costretti ad applicare per i loro navigatori per verificare l’età. In caso contrario scatteranno multe salatissime, oltre il 10% del fatturato annuo che, per colossi del web come Pornhub (è il 14esimo sito più visitato al mondo) rappresentano decine di milioni di sterline, ma ci saranno anche conseguenze penali. Non basterà dunque più certificare di essere maggiorenni cliccando “yes” nella homepage di un sito, ma ci vorranno garanzie, come una carta di credito, un documento di identità, dei portafogli di Id digitale.

Le linee guida di Ofcom dovranno concretizzarsi al massimo entro un anno e faranno parte del nuovo Online Safety Act del Regno Unito approvato lo scorso 23 ottobre dal governo guidato dal conservatore Rishi Sunak contro i contenuti web considerati «legali ma dannosi», obbligando le aziende al «dovere di diligenza» e tracciando le ricerche “sospette” degli internauti. «È uno sforzo per la protezione dei bambini che iniziano a consumare pornografia in media dall’età di 13 anni», puntualizza la ministra della tecnologia Michelle Donelan.

Non è difficile immaginare gli effetti devastanti provocati da un’ enorme banca dati con nomi, cognomi e identificazione facciale dei 14,6 milioni di cittadini britannici che ogni giorno navigano nella pornosfera come indicano le ultime inchieste. Materiale che, nelle mani sbagliate, potrebbe tranquillamente diventare una formidabile arma da ricatto per distruggere relazioni private, carriere lavorative e reputazioni pubbliche.

Matthew Hodgson, CEO della società di messaggistica crittografata Element è convinto che il rischio sia elevatissimo, che la sola esistenza di quei dati è un grande pericolo: «Minando la crittografia si crea un meccanismo pericoloso in cui malintenzionati di qualsiasi tipo potrebbero compromettere il sistema di scansione per rubare i dati che volano in giro». Per il momento l’autorità pubblica per la protezione della privacy non è intervenuta sulla questione e le stesse aziende coinvolte sembrano più che perplesse sulla fattibilità dei nuovi sistemi di tracciamento: «Siamo d’accordo nel migliorare i dispositivi di verifica dell’età, ma qualsiasi normativa che imponga a centinaia di migliaia di siti per adulti di raccogliere quantità significative di informazioni personali altamente sensibili mette a repentaglio la sicurezza degli utenti», spiegano da MindGeek, la holding canadese proprietaria di Porhub.

Allo stesso tempo le associazioni in difesa del diritto alla riservatezza, un concetto nato proprio in Gran Bretagna, annunciano montagne di ricorsi legali contro provvedimenti che a, loro avviso, trasformerebbero la più antica democrazia del mondo in una Grande fratello.