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Le autorità saudite chiedono 6 miliardi di dollari al principe al Waleed bin Talal per la sua libertà. Una richiesta che mette a rischio l'impero di uno degli uomini più ricchi al mondo, che ha in portafoglio quote in alcune delle maggiori società americane, fra le quali Twitter. Il principe è stato arrestato nelle scorse settimane nell'ambito dell'operazione contro la corruzione lanciata dal principe alla corona Mohammed bin Salman. Waleed è gli arresti domiciliari assieme a oltre cento altri imprenditori, esponenti della casa reale e ministri, finiti nel mirino di purghe "anti-corruzione" avviate a novembre dall'emergente leadership di Riad. Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, che ha citato fonti vicine ai negoziati in corso, il 62enne al Waleed sta negoziando con le autorità saudite per il suo rilascio in cambio della cessione, almeno parziale, di una delle sue società piu importanti, la Kingdom Holding Co., nota tra l'altro per i suoi investimenti in Citigroup Inc., Apple, Twitter, Motorola, Time Warner, Fox e altre compagnie internazionali. Finora i media sauditi non smentiscono né confermano le rivelazioni del Wsj. La Kingdom Holding Co., quotata nella borsa saudita, ha un valore di mercato stimato attorno ai nove miliardi, circa la meta dell'intera fortuna del magnate saudita, da anni in cima alla lista degli arabi più ricchi e al 57/mo posto della classifica assoluta mondiale. Ma secondo il Wsj il riscatto che Ben Talal sta negoziando con Riad si aggira ai sei miliardi di dollari, un terzo dunque di quanto risulta essere nelle sue tasche. Il principe era stato arrestato il 5 novembre scorso assieme a oltre trecento esponenti della politica, dell'economia e degli organi della sicurezza del regno del Golfo, dove da giungo è in corso la transizione di potere guidata dall'emergente Mohammad ben Salman, di appena 32 anni. I 376 sauditi arrestati, formalmente accusati di "corruzione", erano stati alloggiati nel lussuoso Hotel Ritz Carlton di Riad e i loro conti bancari in Arabia Saudita erano stati congelati. Dopo il rilascio quasi immediato di una cinquantina di loro, dei 320 rimasti, circa la meta aveva patteggiato, di fatto pagando ingenti somme per riguadagnare la libertà. Mentre altri 150, tra cui al Waleed, rimangono ancora agli arresti di lusso. Secondo alcuni analisti, il principe ereditario Ben Salman ha avviato le purghe in nome della "lotta alla corruzione" con l'obiettivo di impadronirsi delle fortune finanziarie dei suoi potenziali rivali, di indebolirli politicamente, e di spianare la strada per salire al trono non appena si eclisserà dalla scena l'anziano e malato re Salman. In una recente intervista, l'erede al trono Ben Salman ha però respinto le accuse, definendole "ridicole" e ribadendo che la sua azione e mirata soltanto a "riformare" il paese, seguendo la sua ricetta, pubblicizzata come "Vision 2030", in riferimento al piano di emancipazione dalle risorse petrolifere che dovrebbe realizzarsi nei prossimi 13 anni.