La ministra della Difesa Roberta Pinotti lo aveva già annunciato lo scorso febbraio: l'Italia torna in prima linea nella guerra che la Coalizione Interazionale sta combattendo contro le milizie dello Stato Islamico (Isis). I primi quattro elicotteri NH90 (apparecchi concepiti per il trasporto tattico di truppe e il soccorso di feriti) della Brigata Friuli sono già atterrati nel distretto di Ebril in Kurdistan iracheno, il resto dello squadrone (altri quattro velicotteri d'attacco Mangusta) arriverà a fine mese. In tutto verranno schierati circa 130 uomini, per lo più veterani, dell'esercito. Si tratta di un sostegno corposo ai guerriglieri curdi peshmerga che dall'estate 2014 si scontrano con i jihadisti del sedicente Califfato. Gli NH90 sono infatti mezzi militari di ultima generazione, dotati di blindatura, mitragliatrici a canne rotanti e un sistema radar per evitare gli attacchi dei missili terra-aria rpg, l'arma più utilizata dalla milizie dell'Isis contro l'aviazione nemica. I Mangusta sono invece mezzi leggeri in dotati di missili teleguidati e visori notturni in grado di trasportare una decina di uomini. Saranno molto utili per supportare l'offensiva che la Coalizione intende sferrare contro Mosul, la "capitale" irachena dello Stato Islamico (Raqqa sarebbe quella siriana). Malgrado l'Isis negli ultimi mesi abbia messo in evidenza non poche difficoltà sul piano militare, ritirandosi da diversi fronti, la "presa" di Mosul non sembra affatto scontata. Già lo scorso anno era prevista una campagna congiunta per liberare la seconda città irachena, ma l'impreparazione dell'esercito regolare di Baghdad ha impedito di lanciare un attacco maggiore contro la roccaforte jihadista. Non bisogna dimenticare che Mosul è una metropoli che ospita due milioni di civili ed è impensabile pensare di venire a capo dell'Isis con bombardamenti aerei a tappeto. Ci sarà in tal senso bisogno di un massiccio impiego di truppe di terra per combattere nei quartieri e nei sobborghi urbani, uno scenario già accaduto nella città siriana a maggioranza curda di Kobane. In quel caso ci sono voluti diversi mesi per fare battere in ritirata i jihadisti, un compito che è spettato quasi interamente ai guerriglieri dell'Ypg (le Unità di protezione popolare curde) sostenute dai raid aerei della Coalizione. Nel caso di Mosul i comandanti militari occidentali spiegano che che saranno necessari almeno 30mila uomini ma fino ad ora l'Iraq non è in grado di schierarne più di 5mila, ai quali bisogna aggiungere alcune migliaia di miliziani curdi e sciiti provenienti dall'Iran. La crisi politica che sta andando in scena in questi giorni a Baghdad dove il rimpasto di governo promesso dal premer al-Abadi è congelato dagli scontri in particolare tra deputati curdi e sciiti, rischia di indebolire ulteriormente l'alleanza anti Daesh (lo Stato Islamico in lingua araba) che, come hanno recentemente affermato alcuni rappresentanti dell'Onu: "E' l'unico partito che sta traendo giovamento dai conflitti e dall'indebolimento delle istituzioni irachene".