Chiunque abbia letto la storia di Tereza e Tomáš, i protagonisti de L’insostenibile leggerezza dell’essere, sarà andato sicuramente alla ricerca delle coincidenze, unico criterio per stabilire se un amore sarà davvero indimenticabile. Soltanto il caso può apparirci come un messaggio, scriveva Milan Kundera, il romanziere ceco morto ieri a Parigi, a 94 anni. Se n’è andato senza rompere il silenzio in cui si era chiuso da oltre trent’anni - È un autore deve scomparire dietro i suoi libri, disse - senza mai vincere quel Nobel che tutti mentalmente gli hanno attribuito. Il grande pubblico lo scopre nel 1984, quando pubblica il suo capolavoro, L’insostenibile leggerezza dell’essere, tradotto in 40 lingue. Nato il 1 aprile 1929 a Brno, in Cecoslovacchia, da padre musicologo e pianista, la sua vita di scrittore si intreccia con la storia di un secolo che ha visto crollare il comunismo, evento che sarà alla base della vocazione letteraria di Kundera, che nel 1967 pubblica il suo primo romanzo, Lo scherzo. È la storia del giovane Ludvik, che all'inizio del libro è un membro attivo del Partito Comunista. Ad inguaiarlo una cartolina inviata ad un amico, sulla quale scrive «L'ottimismo è l'oppio dell'umanità. La mente sana puzza di cazzate. Lunga vita a Trotsky». Il suo scherzo viene frainteso e Ludvik viene espulso dal partito, umiliato e messo alla berlina di fronte a tutti i suoi compagni. Un evento che segna un punto di svolta per il giovane e il romanzo esplora le conseguenze della sua esperienza e le riflessioni sul senso della vita, dell'amore e dell'identità. Inizialmente la critica letteraria si concentra principalmente sulla matrice esistenziale del libro, nel quale si sviluppa uno dei temi fondamentali del suo lavoro: il confronto, insieme drammatico e comico, tra la vita intima dell'individuo, la sua inafferrabilità e casualità, e la finzione di un'ideologia collettiva. Un pretesto per mettere anche in luce le contraddizioni e l'ipocrisia del sistema politico comunista, mostrando come le ideologie e le regole imposte dallo stato possano influenzare la vita quotidiana delle persone in modi inaspettati e spesso oppressivi. Nel 1968, un anno dopo la pubblicazione del libro, l'invasione russa instaura di nuovo uno stalinismo intellettualmente oppressivo e Lo scherzo sparisce dalle librerie e dalle biblioteche. Espulso dal partito per la prima volta nel 948, a 20 anni, per aver mostrato «pensieri ostili e tendenze individualistiche», viene riammesso nel partito, e poi riespulso, negli anni ‘50 e poi negli anni ‘70, quando si schiera contro la repressione della Primavera di Praga. Kundera viene poi cacciato dall’Associazione degli scrittori e poi dal Paese, subendo la censura di libri e teatrali. Dopo aver pubblicato Amori ridicoli (1971), Il valzer degli addii (1976) e La vita è altrove (1973), Kundera afferma di non voler più scrivere. Ma i suoi ammiratori e amici lo convincono a continuare, invitandolo in Francia, dove si trasferisce nel 1975. Insegnante all'Università di Rennes, nel 1981 François Mitterrand gli concede la nazionalità francese, contemporaneamente a Julio Cortazar. Ben presto sceglie Parigi come sua «seconda città natale». Il successo mondiale arriva nel 1984, con un romanzo ispirato al tema nietzscheano del rifiuto dello spirito di pesantezza, che esplora il conflitto tra il desiderio di autenticità e il dovere di lucidità. Come amare senza lasciarsi ingannare, di se stessi e dell'altro? Se l'amore e l'erotismo formano gran parte del tessuto dei suoi romanzi è perché l'amore è una prova di verità che non lascia scampo. Ma nei romanzi di Kundera c’è anche l'ossessione dell'insignificanza e la critica al kitsch, un'arma potente nelle mani delle forze totalitarie, in quanto semplifica e manipola le emozioni delle persone, offrendo loro una falsa sensazione di conforto e sicurezza.

Nel 2008 viene accusato di aver tradito, negli anni ’50, un membro dell’opposizione ceca e di aver contribuito al suo arresto da parte della polizia segreta. Accuse che Kundera ha sempre negato, parlando di un tentativo di «assassinio». In un tentativo di riconciliazione, l’ex Primo ministro ceco Andrej Babis gli offre la cittadinanza ceca, che lo scrittore però rifiuta. Ma nel 2019, in occasione del suo novantesimo compleanno, la cittadinanza ceca gli viene comunque restituita dall’ambasciatore di Praga a Parigi, Petr Drulak.