«Il principio ispiratore della riforma, secondo cui le indagini e, in particolare, le intercettazioni telefoniche non devono costituire l’occasione per diffondere pubblicamente informazioni personali, dati sensibili o riservati degli indagati o degli estranei alle indagini, con lesione del diritto alla riservatezza, non è in discussione», scrive in una nota la segreteria milanese di Unicost, la corrente di centro della magistratura. Per le toghe il problema riguarderebbe, invece, le «modalità attuative» della nuova disciplina in materia di ascolti.

L’entrata in vigore della riforma sulle intercettazioni telefoniche è prevista per il prossimo 11 luglio. Molti procuratori della Repubblica, ad iniziare dal procuratore di Milano Francesco Greco, hanno già chiesto formalmente al prossimo esecutivo un differimento della data. Fra i punti più controversi, la mancata fornitura degli archivi informatici agli uffici, l’assenza di software gestionali adeguati, le difficoltà logistiche nel reperire spazi dove installare gli archivi, la necessità di chiarire le modalità di archiviazione delle conversazioni e quelle di accesso da parte degli avvocati. In particolare, sempre secondo i magistrati di Unicost, il gruppo al quale è iscritto il futuro presidente dell’Anm Francesco Minisci, la riforma impedirebbe qualsiasi verifica «sull’operato della polizia giudiziaria delegata agli ascolti nella fase della procedura di selezione delle conversa- zioni irrilevanti». Una totale discrezionalità di azione, quella della polizia giudiziaria, che neppure «il giudice e la difesa, nelle fasi successive, in mancanza di qualsivoglia verbalizzazione delle identità dei conversanti e dei temi oggetto delle conversazioni», potranno quindi controllare.

La riforma, poi, mortificherebbe «il diritto di difesa nei procedimenti con intercettazioni, vista la sostanziale irrealizzabilità dell’effettivo ascolto delle conversazioni irrilevanti direttamente dall’archivio “riservato” che, anche se riuscisse ad essere assicurato dal procuratore, rimarrebbe, comunque, appannaggio esclusivo degli indagati che possano permettersi adeguate strutture difensive».

Ultima criticità sollevata dalle toghe di Unicost, è relativa alla «significativa compressione dei diritti/ doveri di informazione che competono alla stampa, alla quale sarà precluso l’accesso ad informazioni che, pur irrilevanti penalmente, potrebbero essere di interesse pubblico, con forte compromissione della libertà di informazione dei giornalisti e del diritto dei cittadini ad essere informati».