«Durante la Messa ho sentito forte la presenza spirituale di Papa Francesco, che dal cielo ci accompagna». Così Papa Leone XIV ha concluso la sua prima omelia da Pontefice, in una Piazza San Pietro gremita. Il suo pontificato iniziò con un messaggio chiaro: servizio, fraternità, unità.

Parole semplici, dirette. «Sono stato scelto senza alcun merito. Vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia». La voce ferma, ma emozionata. Il nuovo Papa ha parlato di dolore, memoria e speranza. Ha ricordato la morte di Papa Francesco come un tempo di grande tristezza. «Ci ​​siamo sentiti come pecore senza pastore. Ma proprio a Pasqua abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione. Nella luce della Risurrezione abbiamo trovato la forza per andare avanti».

Ha raccontato i giorni del Conclave, il senso di unità tra i cardinali. «Abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere un pastore capace di custodire la fede e affrontare le sfide di oggi. Lo Spirito Santo ha accordato i nostri cuori come strumenti diversi che suonano una sola melodia».

Durante la consegna dell'Anello del Pescatore, Leone XIV lo ha guardato a lungo, in silenzio. Uno sguardo carico di commozione. Non un gesto formale, ma un segno di consapevolezza. È il peso del compito, è l'impegno alla guida della Chiesa universale.

In piazza, davanti a lui, c'era il mondo. Oltre 150mila persone. C'erano cattolici, ma anche rappresentanti di altre fedi: ebrei, musulmani, buddisti, induisti, sikh, zoroastriani, gianisti. Una presenza che il Papa ha accolto con gratitudine. Ha parlato di unità, di cammino comune, di ascolto reciproco. «Camminiamo insieme. Con le Chiese cristiane sorelle. Con chi segue altri cammini religiosi. Con chi cerca Dio. Con tutti gli uomini e le donne di buona volontà».

Durante la celebrazione, due ragazzi hanno sollevato una bandiera palestinese. Sono stati fermati da alcuni fedeli che hanno chiesto di scattare una foto con loro, con la Basilica sullo sfondo. Un'immagine che ha parlato da sola.

Il Papa ha rivolto un passaggio forte e diretto alla guerra in Medio Oriente. «Non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle colpite dalla guerra. A Gaza, i bambini, le famiglie, gli anziani, i sopravvissuti sono ridotti alla fama». Non ha parlato da leader, ma da credente. Ha detto le cose con chiarezza, senza paura.

Ha denunciato l'odio, la paura del diverso, le disuguaglianze. «In questo nostro tempo vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dalla violenza, dai pregiudizi, da un'economia che sfrutta e lascia indietro i poveri».

Ma ha subito rilanciato la speranza. «Noi vogliamo essere un lievito di unità. Una Chiesa che non si chiude, che non domina, che non divide. Una Chiesa che ascolta, che consola, che cammina con tutti. Una Chiesa missionaria, aperta al mondo, inquieta, viva».

Il nuovo Pontefice ha tracciato l'identità della sua visione. «La carità è il cuore del Vangelo. Con Leone XIII ci chiediamo: se l'amore di Dio prevalesse nel mondo, non cesserebbero tutti i conflitti? Non tornerebbe forse la pace?»

Ha citato anche Sant'Agostino. Due volte. All'inizio, con la celebre frase delle Confessioni : «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te». E poi: «La Chiesa è fatta di tutti coloro che vivono in concordia e amano il prossimo». Parole che hanno disegnato una comunità aperta, accogliente, non autoreferenziale.

Il Papa ha parlato anche di Pietro, del significato del suo ministero. «Pietro non è un capo solitario. È un servo. Non deve dominare, ma accompagnare. Il suo compito è amare di più. Donare la vita per il gregge». E ha aggiunto: «L'autorità della Chiesa non è potere. È carità. Propaganda non utile. Non servire la forza. Servire amare come ha fatto Gesù».

Ha detto che questa è l'ora dell'amore. Non come sentimento astratto, ma come scelta concreta. Vieni orizzonte comune. «Costruiamo una Chiesa fondata sull'amore di Dio. Una Chiesa segno di unità. Un popolo solo, fratelli tutti, che cammina insieme e si ama».

Nel giorno del suo insediamento, Leone XIV incontra anche il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky. In mattinata aveva ricevuto la presidente del Perù, Dina Boluarte. Segnali di un'attenzione immediata ai conflitti, alle crisi internazionali, ai popoli feriti.

Isaac Herzog, presidente d'Israele, ha scritto un messaggio pubblico: «Sono grato che uno dei primi atti del Papa sia stato chiedere il ritorno degli ostaggi tenuti a Gaza. Spero che il suo pontificato segni una nuova era di cooperazione tra le fedi».

Anche la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha salutato l'inizio del pontificato. «Oggi Papa Leone XIV inizia il suo Ministero petrino. Il popolo italiano guarderà a lui come guida e punto di riferimento in questo tornante della storia».

Nel cuore della cristianità, il nuovo Papa ha parlato al mondo. Ha detto: guardate a Cristo. Ascoltate la sua Parola. Accogliete la vostra proposta d'amore. In Cristo siamo uno solo. E questa è la strada da percorrere insieme. Il messaggio di Leone XIV è chiaro. Niente trionfalismi. Nessuna ambiguità. Il centro è l'amore. Il metodo è il dialogo. La via è la fraternità.