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ANTHONY ALBANESE PRIMO MINISTRO AUSTRALIA
L’Australia ha reagito duramente alle parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva definito l’omologo Anthony Albanese un politico «debole che ha tradito Israele».
Il ministro dell’Interno australiano Tony Burke, intervistato dall’emittente Abc, ha replicato con toni altrettanto duri: «La forza non si misura da quante persone puoi far saltare in aria o da quanti bambini puoi affamare».
Burke ha descritto Netanyahu come un leader «frustrato che sta reagendo con rabbia».
La decisione sul riconoscimento della Palestina
Il duro scambio arriva dopo la scelta di Canberra di riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese il mese prossimo, in linea con decisioni già prese da Francia, Canada e Regno Unito.
Per decenni, l’Australia era stata considerata uno degli alleati più vicini a Israele: dagli anni Cinquanta, offrì rifugio a migliaia di sopravvissuti alla Shoah, fino a diventare la nazione con la più alta concentrazione di reduci dall’Olocausto al di fuori di Israele.
La mossa di Albanese segna un brusco cambiamento nelle relazioni bilaterali, incrinate da una scelta che Netanyahu ha definito un «tradimento in un momento critico».
Offensiva a Gaza City
Mentre cresce lo scontro diplomatico, Israele prepara una nuova offensiva a Gaza City.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha approvato i piani presentati dal capo di Stato Maggiore delle Idf, Eyal Zamir, che prevedono il coinvolgimento di circa 60mila riservisti.
Gli ordini saranno inviati a partire da domani: i richiamati avranno due settimane di tempo per presentarsi e non tutti parteciperanno all’operazione su Gaza, poiché alcuni sostituiranno le truppe attive su altri fronti.
Escalation su due fronti
Da un lato la frattura diplomatica con l’Occidente, dall’altro la prosecuzione della guerra a Gaza: Israele si trova così in una fase di tensione crescente. La decisione australiana di riconoscere la Palestina, insieme alle nuove mosse militari, rischia di ridisegnare equilibri geopolitici già precari.