NairobiLa notizia dello sventato attentato terroristico alla stazione centrale di polizia a Mombasa lo scorso 11 Settembre ha destato clamore a varie latitudini. Si sarebbe trattato del primo attentato rivendicato da Isis in Kenya, perpetrato da tre giovani "jihadiste" di origine somala. Il simbolismo dell'azione nell'anniversario dell'attacco alle Twin Towers forniva effettivamente spunto per titoli d'effetto. A ridosso dell'attentato, le cronache internazionali hanno riproposto la versione fornita alla stampa locale dalla polizia di Mombasa.Riassumendo: il "commando" capeggiato da Tasnim Yakub Abdullahi Farah, sua sorella ed un'amica, avrebbe finto la denuncia del furto di un telefono cellulare allo scopo di fare irruzione in caserma e compiere l'attentato. Sotto i bui-buis (copri-capo e abito di colore scuro definiti "burqa" nelle cronache nostrane), le donne «disarmate ma dotate di giubbotto antiproiettile» avrebbero nascosto bottiglie incediarie. Nel tentativo di difendersi, gli agenti, tra cui una ragazza incinta, sarebbero rimasti feriti. In seguito al lancio di Molotov la polizia avrebbe «neutralizzato le terroriste» a colpi di arma da fuoco. Molti arresti sono seguiti a quest'azione rivendicata da Isis il 14 Settembre. Manoscritti attribuiti alle "martiri" sono stati messi in rete da simpatizzanti dello Stato Isamico.Sulla stampa di Londra (The Daily Mirror e il tabloid The Sun) sono apparsi articoli sui legami tra le attentatrici di Mombasa e la primula rossa Samantha Lewhite, moglie di uno degli attentatori di Londra del luglio 2007, super-ricercata dall'intelligence britannica. A riprova del vincolo tra le giovani e lo Stato Islamico vi sarebbero, secondo la polizia, i risultati dei tabulati telefonici indicanti transazioni finanziarie tra le fallite kamikaze e Hanya Saggar, vedova di un religioso estremista, reclutatrice, secondo Nairobi, di aspiranti jihadisti. Senza eco sulla stampa internazionale, lo scorso 21 settembre, il quotidiano keynota The Star ha però sollevato seri dubbi sulla versione ufficiale della storia.Secondo la denuncia dell'Organizzazione Muslim for Human Rights di Mombasa, citata da The Star, nella stazione di polizia si sarebbe sviluppata una colluttazione in seguito al tentativo da parte di un agente di spogliare del copriabito una delle giovani, che avrebbe reagito con un coltello. A quel punto la polizia avrebbe sparato per uccidere. Un video amatoriale, messo in rete dallo stesso quotidiano, mostra l'esecuzione a sangue freddo nel cortile della caserma, delle presute attentatrici. Le donne, riverse a terra e inoffensive, sono finite a colpi di arma da fuoco. Una con le mani alzate. Il leader del Muslim for Human Rights, Khelef Khalifa, spiega che per coprire l'esecuzione extragiudiziaria, le donne sarebbero state cosparse di kerosene e date alle fiamme. Khalifa ritiene la versione della polizia a dir poco contraddittoria e attende l'esibizione di prove sulle armi e gli oggetti esplosivi impiegati nel presunto attentato. Nel confutare le versioni ufficiali, Khalifa tira in ballo la transazione finanziaria telefonica (pratica molto diffusa in Kenya) tra Tasnim Yakub Abdullahi Farah e Hanya Saggar esibita come prova in quanto avvenuta il giorno del fallito attentato. La somma, sostiene Khalifa, risulterebbe rispedita al mittente, segno dell'origine sconosciuta del denaro.È plausibile che le donne fossero legate o simpatizzanti dello Stato Islamico, ed è certo che il Kenya sia nel mirino di organizzazioni terroristiche.Nairobi ha pagato un prezzo altissimo per l'invio di truppe nella confinante Somalia al fine di contrastare la minaccia posta all'intera Regione dal gruppo affiliato ad al-Qaed al-Shabaab. Quest'ultimo ha di recente sviluppato fratture al proprio interno dato lo spostamento di alcuni militant nella sfera di influenza di Daesh, creando cellule in Somalia e Kenya. Ma l'ennesima uccisione extra-giudiziale da parte delle forze dell'ordine di Mombasa fa solo il gioco dei terroristi.Lo scorso luglio Human Rights Whatch (HRW) ha pubblicato un rapporto sugli abusi dell'anti-terrosmo in Kenya (Deaths and disappearances, abuses in counter-terrorism operations in Northestern Kenya). Kenneth Roth, direttore esecutivo della stessa organizzazione ha affermato che i diffusi casi di sparizioni e uccisioni extragiudiziarie in Kenya sono approvate ai massimi vertici dello Stato, con la totale impunità delle forze dell'ordine. Secondo HRW, i raid delle forze dell'ordine di Nairobi nel nord est-del paese prendono di mira giovani spesso solo in quanto musulmani o di origine somala. Per sventare possibili attentati e contrastare possibili attrattive verso gruppi "jihadisti", resta fondamentale il coinvolgimento delle comunità locali altrimenti omertose per il fondato timore di subire arresti per associazione familiare o culturale. HRW ritiene anche che l'esercito del Kenya (KDF) partecipi a operazioni anti-terrorismo su suolo nazionale senza approvazione da parte del Parlamento.All'indomani del fallito attentato di Mombasa il portavoce del governo Erik Kiraithe ha fatto appello al senso patriottico ed al dovere di denunciare sospetti.Khalifa (Muslims for Human Rights) chiede oggi la riesumazione delle salme delle uccise e un'indagine da parte dell'Independent Policing Overisght Authority, che dovrebbe vigilare sull'operato delle forze dell'ordine in Kenya. Due giorni fa sono state ricordate a Nairobi la vittime della strage terroristica al Westgate, consumatasi il 21 settembre 2013. I morti dopo 80 ore d'assedio di miliziani al-Shebbab furono almeno 67, i feriti tre volte di piu'.La strategia del terrore di Stato non è servita a mitigare la minaccia terroristica in Kenya, eppure dall'agenda del Governo di Uhuru Kenyatta non spuntano piani alternativi agli attuali illeciti.