Le migliaia di vittime civili a Gaza? «Sacrifici necessari». Non che ci si aspettassero le ampie vedute e l’empatia di un umanista, ma le frasi rivolte dal leader militare di Hamas nella Striscia Yhaya Sinwar ai mediatori di Egitto e Qatar, potrebbero essere state pronunciate da Benjamin Netnayhu tanto sono pregne di cinismo e calcolo politico. E semmai ce ne fosse bisogno confermano quanto poco interesse nutra il movimento islamista per il benessere del proprio popolo.

È stato il Wall Street Journal a pubblicare in esclusiva ampi stralci dei messaggi privati inviati da Sinwar ai negoziatori, messaggi in cui parla con grande disinvoltura della strategia del suo movimento e di quanto si stiano rivelando utili i morti palestinesi alla causa di Hamas. Come scudi umani, dietro cui proteggersi dall’offensiva dell’Idf e soprattutto come formidabile strumento di propaganda anti-israeliana: più aumentano le vittime dei bombardamenti di, più infatti aumenta l’odio verso Israele che è il vero carburante dell’organizzazione islamista.

In uno scambio con un mediatore di Doha, Sinwar paragona il sacrificio della popolazione palestinese a quello degli algerini durante la cruenta guerra di indipendenza contro la Francia, sottolineando quanto il sangue versato alimenti la “causa” e garantisca la sopravvivenza stessa di Hamas.

Il culto cieco del martirio è desiderabile anche per i suoi sodali più stretti, ovvero gli altri leader del movimento e in tal senso Sinwar parla della morte dei figli di Ismail Hanyeh, capo politico di Hamas “esiliato” in Qatar, uccisi in un raid di Tel Aviv: «La loro perdita ha infuso linfa vitale nelle vene della nazione palestinese, spingendola a risorgere e a raggiungere la gloria e l’onore».

Per mesi Sinwar ha comunicato ai mediatori e ai suoi scherani che non aveva alcun interesse a raggiungere il cessate il fuoco, in particolare , racconta il Wall Street Journal, verso metà febbraio quando l’esercito israelianosi preparava a entrare a Rafah dove erano asserragliati quattro batrtaflioni di Hamas i negoziatori hanno tentato di invano convincerlo a chiedere una pausa delle ostilità per il ramadan. Nulla da fare: Sinwar era convinto che i massacri di Gaza, condannati dalla comunità internazionale e dagli stessi alleati dello Stato ebraico, avrebbero aiutato Hamas molto più che la fine dei combattimenti, paradossalmente la stessa identica linea adottata dal governo nazionalista di Netanyahu che mai ha dato l’impressione di aprire il minimo spiraglio per la tregua. Come era già accaduto nei primi anni 2000 in chiave anti Olp, gli interessi di Bibi e dei suoi migliori nemici sono quasi sempre coincidenti. Le autorità sanitarie di Hamas a Gaza affermano che oltre 37.000 persone sono state uccise da Israele dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre. Il bilancio, che non può essere verificato e che comprende sia combattenti che civili, è comunque servito a aumentare il sentimento anti-israeliano a livello globale e da questo punto vista il calcolo di Sinwar si è rivelato giusto.

Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato la mozione presentata dagli Stati Uniti di Biden per un primo cessate il fuoco nella Striscia dopo oltre otto mesi di guerra.

Secondo le prime indiscrezioni anche Hamas sarebbe pronta ad accettare i termini della mozione l’alto funzionario del gruppo palestinese Sami Abu Zuhri avrebbe acconsentito in linea di massima aggiungendo che spetta a Washington garantire che Israele la rispetti. «La parola che proviene da Gaza e dalla leadership di Hamas a Gaza è determinante» ha osservato dal segretario di Stato Usa Antony Blinken rispondendo alla domanda di un giornalista, durante una conferenza stampa da Tel-Aviv. «Se Hamas non dsi dimostrerà disponibile allora la responsabilità sarà chiaramente sua (...) in termini di sicurezza, di benessere di centinaia di migliaia, di milioni di donne, di bambini e di uomini palestinesi a Gaza; in termini di sicurezza, di stabilità e di sicurezza di Israele; della regione nel suo complesso, perchè più a lungo si andrà avanti, più ci sarà la possibilità che il conflitto si diffonda, che si verifichino problemi in altri luoghi.Stiamo lavorandoper evitare che ciò accada, finora ci siamo riusciti, ma ancora una volta, più si va avanti, più il rischio aumenta», ha concluso Blinken.