A questo punto, preoccuparsi per le sorti di Alexei Navalny è lecito. Da quasi una settimana ( Il Dubbio del 9 dicembre) non si hanno notizie del più importante oppositore di Putin, detenuto in regime di carcere duro nella colonia penale IK- 6 di Melekhovo, situata a 240 chilometri ad est di Mosca.

L’allarme è stato lanciato dallo staff del blogger che ha collezionato una serie di condanne ( l’ultima a 19 anni di carcere risale ad agosto) per aver ripetutamente contestato Putin e cercato di fare luce su una serie di affari del boss del Cremlino e del suo cerchio magico. La portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha riferito con alcuni post su X che Navalny “risulta scomparso” e che al momento non è possibile sapere dove si trova.

Già la scorsa settimana agli avvocati del dissidente è stato negato l’ingresso in carcere per visitare il loro assistito. Si teme anche per le condizioni di salute di Navalny: da quanto si apprende nei giorni scorsi ha avuto un collasso in cella. A riferirlo è stata sempre Kira Yarmysh, la quale ha parlato di vertigini e di un intervento dei sanitari che avrebbero curato l’illustre detenuto con una flebo. La stessa portavoce ha detto che Navalny non avrebbe ricevuto i pasti giornalieri nella colonia penale IK- 6. I motivi della mancanza di notizie su Navalny sono per il momento un mistero. Ieri il dissidente si sarebbe dovuto presentare in una udienza da remoto, rinviata al prossimo 15 dicembre.

Secondo alcuni giornali online indipendenti, la mancanza di notizie sulla sorte di Navalny sarebbe collegata all’invio in un’altra colonia penale a regime speciale. Il trasferimento segreto ( di solito a bordo di un treno con altri detenuti) da una colonia penale all’altra sarebbe una prassi seguita per alcuni condannati. Analogo trattamento è stato riservato, per esempio, al giornalista Ivan Safronov, condannato a 22 anni di carcere per alto tradimento. Per questo motivo è difficile prevedere per quanto tempo l’oppositore politico non potrà mettersi in contatto con i suoi avvocati, con i parenti e con i collaboratori. «Potete immaginare – ha affermato Ivan Zhdanov della Anti-Corruption Foundation - cosa stia attraversando Navalny. Il trasferimento da un carcere all’altro è sempre qualcosa di difficile, spaventoso e imprevedibile. È una delle fasi più umilianti della reclusione».

Preferisce mantenere un profilo basso Leonid Solovyov, dallo scorso ottobre avvocato dell’oppositore politico. Il legale ha sostituito i colleghi Vadim Kobzev, Alexey Liptser e Igor Sergunin, precedentemente difensori di Navalny, arrestati con l’accusa di «partecipazione ad una comunità estremista». «Non vedo Navalny – dice al Dubbio Solovyov - da oltre una settimana. Sto effettuando una serie di verifiche per sapere dove è stato trasferito e quali sono le sue condizioni di salute. Al momento preferirei non aggiungere altro, considerata la delicatezza della situazione».

Sulla scomparsa di Navalny ieri il Cremlino è intervenuto in modo scorbutico e pilatesco, come già avvenuto in passato. Lo ha fatto tramite il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, puntualmente ripreso dall’agenzia di stampa Tass. «Non abbiamo – ha riferito Peskov - né l'intenzione né la possibilità di monitorare il destino dei prigionieri e i passaggi che riguardano la loro permanenza nelle strutture che li prendono in consegna. Il Cremlino non si occupa di questioni relative al luogo in cui si trova il blogger condannato Alexei Navalny».

Il portavoce di Putin ha anche replicato alla Casa Bianca, definendo “inaccettabile” l’ingerenza degli Stati Uniti in merito alla prigionia del dissidente. «Stiamo parlando – ha commentato Peskov, rivolgendosi ai giornalisti in un punto stampa - di un prigioniero che, secondo la legge, è stato giudicato colpevole e sta scontando la pena. Ecco perché consideriamo inaccettabile e impossibile qualsiasi intervento da parte di chiunque, compresi gli Stati Uniti d'America». Parole inequivocabili che dimostrano ancora una volta le distanze incolmabili tra Mosca e Washington. Qualche ora prima, infatti, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, aveva espresso preoccupazione per le vicissitudini che continuano a riguardare Navalny.

La momentanea scomparsa di Alexei Navalny è casuale? Questa domanda nasce spontanea se si ricollegano alcuni fatti degli ultimi giorni. Il 7 dicembre il sito web della campagna “Russia senza Putin”, con il sostegno del ' Team Navalny' e di altre organizzazioni anticorruzione, ha promosso l’affissione a Mosca, a San Pietroburgo e in altre città russe di alcuni cartelloni pubblicitari contenenti un codice QR che riportavano direttamente al sito “Russia senza Putin”.

Su internet non veniva però fatto nessun richiamo ai portali riconducibili a Navalny. Il famigerato Roskomnadzor, il servizio federale che monitora e controlla l'accesso ai mass media in Russia, applicando di fatto la censura, ha ordinato di rimuovere i manifesti sei metri per tre. A ciò si è aggiunta la decisione di non far pubblicare codici QR sulle nuove affissioni per impedire di reindirizzare gli utenti su siti internet dell’opposizione e leggere contenuti non approvati dal Cremlino. Un modo di agire delle autorità russe molto sbrigativo finalizzato a silenziare chi non si uniforma al Putin- pensiero. Questi avvenimenti si intrecciano pure con l’annuncio dell’ 8 dicembre fatto direttamente da Vladimir Putin sulla sua ricandidatura per un nuovo mandato presidenziale in occasione delle elezioni del 17 marzo 2024. Un gesto di generosità – ha riferito l’ossequioso entourage del boss del Cremlino - per gestire al meglio il momento particolare che sta affrontando la Russia e continuare a proiettarla nel mondo multipolare.