Un’attesa infinita, poi la fumata nera. È stata una giornata lunghissima quella di ieri in Vaticano, la prima in cui il Conclave è chiamato a eleggere il successore di Francesco. E pensare che era cominciata con un: «Auguri... doppi!». Basilica di San Pietro, interno giorno. È il momento dello scambio della pace durante la messa pro eligendo Pontifice quando il cardinale decano, Giovanni Battista Re, si avvicina a Pietro Parolin, suo concelebrante e grande favorito per salire al soglio di Pietro. Accenna un abbraccio e pronuncia quella frase: «Auguri... e doppi», che molti interpretano come un endorsement verso l’ex Segretario di Stato di Papa Bergoglio.

«L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna - dice nell’omelia il cardinale Re - Preghiamo quindi perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità: preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio».

Manca ancora qualche ora all’apertura del Conclave, che è guidato dallo stesso Parolin e dunque altri interpretano quella frase come un semplice augurio di “buon lavoro”. Ma tant’è. Alle 16: 30 in punto i cardinali cominciano la processione che dalla Cappella Paolina li porta in Cappella Sistina, dove viene poi intonato il Veni Creator Spiritus, ovvero viene invocato lo Spirito Santo. Quindi il giuramento dei singoli cardinali, con la stessa formula che si ripete da tempo immemore: «Spondeo, voveo ac iuro. Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango». (Prometto, mi obbligo e giuro. Così Dio mi aiuti e questi santi Evangeli che tocco con la mia mano, ndr).

Alle 17.43 il cardinale Diego Ravelli Maestro delle Celebrazioni, pronuncia l’ “extra omnes”. Da quel momento, escono tutti. Rimangono i 133 cardinali elettori, di cui 108 nominati da Bergoglio, provenienti da 70 paesi e che hanno il compito di dare una nuova guida alla Chiesa cattolica.

Dopo un’attesa infinita, alle 21 in punto la prima fumata: è nera, come ampiamente previsto. I cardinali elettori tornano a Santa Marta su pulmini neri scortati dalle forze dell’ordine, e le uniche conversazioni avvengono tra di loro: non hanno telefoni, non possono guardare la tv, non ricevono la stampa. E non possono nemmeno «intrattenere conversazioni significative» con gli inservienti del residence, con i camerieri che servono loro la cena, con gli addetti alle pulizie. Per i dettagli, vedasi il film Conclave, la pellicola più vista al mondo in questi giorni.

Oggi si replica con quattro votazioni, due al mattino e due al pomeriggio, e stando alle ultime due elezioni questa potrebbe essere la giornata decisiva. Papa Benedetto XVI fu eletto la mattina del secondo giorno, Papa Francesco sempre il secondo, ma di sera. Giovanni Paolo II, figura di compromesso dopo due giorni di stallo e di veti reciproci tra cardinali della Curia romana, fu eletto la sera del terzo giorno.

In ogni caso, Piazza San Pietro sarà colma di gente quando dal comignolo uscirà il fumo bianco, e il prossimo Papa si affaccerà dal balcone già ornato a festa. Diversi analisti sottolineano come in caso di elezione rapida, magari già questa mattina, con ogni probabilità il nome scelto sarà Parolin, che è favorito. Ma se le cose dovessero prolungarsi sarebbe il segnale che sul suo nome non c’è la convergenza sperata, e dunque sarebbe necessario un nome di compromesso tra la corrente progressista che vorrebbe continuare sul solco tracciato da Papa Francesco, e i conservatori “nostalgici” del pontificato di Papa Benedetto XVI.

E dunque potrebbero emergere i nomi di Pierbattista Pizzaballa, cardinale bergamasco, Patriarca Latino di Gerusalemme che dal 1990 vive in Terra Santa, o quello di Jean- Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia e capo dei vescovi francesi, che nel 2023 ospitò Bergoglio proprio a Marsiglia per parlare di migranti e Mediterraneo.

Sembrano diminuire in queste ore i nomi di Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e del cardinale filippino Luis Antonio Tagle, ritenuti “troppo” progressisti. Eppure in piazza, in attesa della prima fumata, c’è chi spera proprio in Tagle. È il caso di Marcela, una signora cilena secondo la quale serve un Pontefice «in continuità con papa Francesco, che porti un messaggio di speranza e aiuti chi ha più necessità». Tutti noi «dobbiamo essere più misericordiosi con il prossimo e il Papa deve trasmettere questo messaggio», spiega in spagnolo al Dubbio, «Tagle ha le stesse idee di Francesco, che ha messo al centro della Chiesa gli emerginati, e per questo vorrei vederlo Papa». È convinta della possibilità di un Papa asiatico anche Yulia, georgiana, che non esclude tuttavia l’elezione di un papa africano. Ma «probabilmente sceglieranno qualcuno simile a Francesco», suggerisce.

Poi la fumata, e la gente comincia a defluire da piazza San Pietro mentre il segnale dei cellulari funziona a singhiozzo e gli elicotteri continuano a sorvolare, senza sosta, il Vaticano.