Quando nell’agosto di due anni fa i talebani riconquistavano l’Afghanistan dopo una marcia trionfale in cui l’esercito regolare si è dissolto come neve al sole, giudici e avvocati finirono immediatamente in cima alla lista nera. Specialmente le donne, cacciate casa per casa dai nuovi padroni del paese.

Per loro tirava una brutta aria anche prima del colpo di mano: infatti nel gennaio 2021 due importanti giuriste della Corte suprema erano state assassinate per le vie della capitale a colpi di kalashnikov in un attacco rivendicato dagli stessi talebani. Un macabro prodromo di quel che sarebbe accaduti appena pochi mesi dopo.

Ma con la rovinosa caduta di Kabul la situazione è precipitata. Le più fortunate sono riuscite a fuggire all’estero, alcune in circostanze davvero rocambolesche, come è accaduto alle oltre cento magistrate e avvocate salvate assieme alle loro famiglie dai ponti aerei speciali finanziati dalla scrittrice britannica J. K. Rowling in quella che il Daily Mirror ha definito «un’operazione cappa e spada».

La notizia è trapelata la scorsa settimana durante una seduta della Camera dei Lord per bocca di sir David Alton che ha svelato nei dettagli l’intera vicenda. Nessuno tranne i protagonisti ne era a conoscenza e in quei giorni i media occidentali parlarono solamente di qualche volo militare che in fretta e furia aveva caricato donne che rischiavano di venire uccise. Ed è stata proprio la discrezione una delle chiave del successo del salvataggio.

Tutto nasce da un appello lanciato dalla baronessa Helena Kennedy, celebre avvocata dei diritti umani e direttrice dell'Institute of Human Rights for the International Bar Association, al quale hanno risposto il filantropo Michael Hintze e la celebre ideatrice di Harry Potter, che hanno offerto diversi milioni di sterline per organizzare l’evacuazione di massa, pagando i voli e gli ostelli dove avrebbero atteso per ottenere asilo politico.

Nei giorni successivi al golpe con il fuggi fuggi degli ultimi soldati angloamericani in un clima apocalittico, Kennedy, che finanzia alcune ong nel paese centro-asiatico, aveva ricevuto decine di telefonate dalle professioniste minacciate di morte. Molte di loro erano responsabili delle condanne penali inflitte ai talebani negli anni precedenti, oppure parti civili nelle migliaia di cause per violenze domestiche e femminicidi, o semplicemente attive nelle associazioni per i diritti delle donne che dopo la caduta del regime del Mullah Omar erano riuscite pur con mille difficoltà a diventare protagoniste della vita civile afghana, a ritagliarsi uno spazio e in molti casi a ottenere giustizia. Contro di loro la vendetta è stata feroce e senza appello.

«Le procuratrici, le giudici e le avvocate che sono state messe in salvo grazie alla generosità dei donatori erano letteralmente terrorizzate, dopo la presa del potere dei talebani sono state costrette ad abbandonare le loro case e a nascondersi negli scantinati per non venire arrestate». Anche perché gli studenti di teologia e i loro scagnozzi erano venuti in possesso delle liste con nomi, cognomi e indirizzi dei loro obiettivi. Uno dei primi atti compiuti dal regime è stato infatti il raid nei locali dell’ Afghan National Bar Association (AIBA) e il sequestro degli elenchi professionali degli avvocati. I nomi delle giudici, invece, gli erano noti da diverso tempo.

“Alla fine più di cinquecento persone sono riuscite a scappare su quegli aerei”, ha spiegato Lord Alton, paragonando Rowling e Hintze a Oskar Schindler, l’industriale tedesco che durante il Reich hitleriano salvò la vita a migliaia di ebrei. Per raggiungere gli aeroporti c’è stato bisogno di alcuni giorni di preparativi, con sistemazioni clandestine e pericolosi spostamenti notturni, ma alla fine tutto è andato liscio e “l’arca” delle giudici e delle avvocate (tre voli riempiti al limite della capienza) ha potuto lasciare l’Afghanistan. La prima tappa è stata Atene dove sono rimaste per alcune settimane, poi hanno ottenuto asilo politico e protezione in diversi paesi europei, circa una sessantina in Gran Bretagna.