«È con grande speranza che dichiaro chiusa l’emergenza sanitaria globale del Covid 19». Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha così declassato la pandemia di Covid. L’annuncio, ha però sottolineato Tedros, «non significa che il Covid sia finito come minaccia per la salute globale».

I numeri della pandemia sono, d’altronde, angoscianti. Sinora, ha sottolineato Tedros, all’Oms sono stati segnalati quasi 7 milioni di decessi ma sappiamo che il bilancio è molte volte superiore, di almeno «20 milioni». E nel segno della cautela il dg dell’Oms ha avvertito che «la cosa peggiore che qualsiasi paese potrebbe fare ora è quella di abbassare la guardia». Tedros ha quindi ricordato quel 30 gennaio 2020, quando dichiarò l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale per il Covid 19.

Un mese prima, il 31 dicembre 2019, nella città di Wuhan, in Cina, era avvenuta la prima segnalazione attribuibile a Sars Cov2. Una malattia subdola, contagiosissima, e capace di colpire in profondità i polmoni con danni talvolta fatali. In una prima fase l’unica risposta possibile per limitare l’estensione del contagio è stata quella dei lockdown. La prima a conoscere la durezza di queste misure è stata proprio la città di Wuhan, dove la serrata generale è entrata in vigore il 23 gennaio del 2020. Ma nel giro di qualche settimana analoghe strette saranno adottate anche in altri Paesi. È iniziata così la stagione dei grandi lockdown, almeno in alcuni Paesi. In Europa, ad esempio, mentre Italia e Spagna, tra i tanti, optavano per la chiusura generale, il Regno Unito ai tempi guidato da Boris Johnson, in una prima fase, aveva scelto la strada dell’immunità di gregge, lasciando aperti locali pubblici come bar e ristoranti. Ma l’impennata di contagi ha poi convinto Downing Street a cambiare rotta.