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«Non la invidio presidente Conte- Monti, siete passati dalla rivoluzione che volevate fare ad avere il voto di Casini, Monti e Renzi». Fin dalle battute è subito chiaro quale sarà il tema centrale del discorso di Matteo Salvini al Senato: Giuseppe Conte. Il leader della Lega prende di mira il premier come se volesse sfogarsi dopo settimane di tensione finite con un finale imprevisto: Salvini fuori dal Viminale e nuova maggioranza tra Pd e Movimento 5 Stelle.
Nella retorica del Carroccio il presidente del Consiglio viene descritto come un “poltronaro” protagonista di una giravolta «figlia della slealtà, del tradimento e dell’interesse personale», accusa. «Aveva detto che sarebbe tornato alla sua professione e poi è inchiodato lì, alla poltrona, come le vecchie mummie della prima Repubblica».
Il numero uno di Palazzo Chigi diventa, per tutto il tempo dell’intervento, «Conte- Monti», a voler sottolineare un “colpo di mano” organizzato a Bruxelles, da quei poteri forti più volte evocati dalla Lega nelle ultime settimane. Salvini si accalora mentre i suoi colleghi di partito lo sostengono con applausi e cori, ma dai banchi del governo manca qualcuno. Luigi Di Maio, il capo politico con cui “il capitano” sottoscrisse il contratto di governo poco più di un anno fa, è assente. L’ex ministro dell’Interno non se ne cura e prosegue nel tiro al bersaglio grosso: Conte.
«L’Europa la vogliamo diversa. E vogliamo un’Italia a testa alta: l’immagine dell’uomo che sussurrava alla Merkel non fa bene al Paese. A proposito di stile… alla faccia», insiste Salvini. «Lo stile non lo fa la cravatta, la pochette o il capello ben pettinato». Non solo. «Aspettate a festeggiare perché tutto può fare Gentiloni fuorché avere un occhio di riguardo nei confronti dell’Italia. Presidente Conte le hanno rifilato una sola...», prosegue Salvini, sminuendo il risultato delle contrattazioni con Bruxelles.
Il nuovo esecutivo, per il numero uno di via Belle- rio, è formalmente «legittimo» ma sostanzialmente «abusivo». Salvini poi si scaglia contro la sinistra, a suo modo di dire allergica alla piazza. «Abituatevi alle piazze, siete minoranza nel Paese: voi siete maggioranza solo nei giochi di palazzo per salvare le poltrone», dice. «Il governo è basato sulla spartizione delle poltrone e sulla paura del voto degli italiani. È questa l’unica paura esistente. Noi rispondiamo con il sorriso amando i nostri avversari».
E con amore, lancia un anatema alla nuova maggioranza: «Siete minoranza nel Paese» e lo siete «anche nei vostri partiti. Potete scappare per qualche mese ma non potete scappare all’infinito, ci sono anche le elezioni regionali, a meno che non vi inventiate qualcosa la liberazione dal Pd potrà diventare realtà nei prossimi mesi» . Ovviamente Salvini non si fa sfuggire l’occasione di nominare il caso Bibbiano nel corso del suo intervento. Del resto, da giorni i suoi parlamentari urlano il nome della cittadina emiliana nelle Aule come nelle piazze. L’ex sottosegretaria ai Beni culturali, Lucia Borgonzoni, poco prima dell’intervento del segretario leghista ha perfino sfoggiato una magliatta con su scritto «parlateci di Bibbiano», costringendo la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, a sospendere la seduta.
Il capo del Carroccio sembra una furia, non fa sconti a nessuno, nemmeno ai senatori a vita, che si apprestano a concedere la fiducia al Conte due: «Un figura assolutamente superata. È la casta della casta della casta», dice, impossessandosi improvvisamente dell’argomento fondativo dell’esperienza pentastellata: la lotta alla casta. Perché il Salvini d’opposizione è pronto a prendersi tutti gli spazi lasciati vuoti dagli altri partiti lungo il cammino istituzionale.
Parole “distensive” vengono riservate solo alla neo inquilina del Viminale, Luciana Lamorgese: «Sono assolutamente a disposizione del nuovo ministro degli Interni per i dossier aperti. Non per i consigli perché non ne ha bisogno, ma può contare sulla mia leale collaborazione perché si occupa di sicurezza del Paese. Mi auguro che non si pieghi ai ricattucci della sinistra cancellando i decreti sicurezza perché farebbe il male di questo Paese».
I senatori della Lega riservano un’ovazione, dopo ore di urla contro i banchi del governo. Resta solo una precisazione da fare nel campo del centro destra. Ma non è Salvini a chiedere una puntualizzazione, ma Renato Schifani, di Forza Italia, che prende la parola per «tranquillizzare Salvini che Forza Italia non ha alcuna intenzione di prendere parte a un governo Conte», come aveva lasciato intendere l’ex ministro nel suo intervento.
La discussione si può chiudere. Il governo Conte ha incassato la prima fiducia.