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FRANCIA ARRIVA L’ALT ALLE PREFETTURE
Un altro colpo alle cosiddetta legge sulla sicurezza francese, dopo una prima lettura e approvazione all'Assemblea nazionale e le proteste di piazza dirette soprattutto contro l'articolo 24, che rende un reato la pubblicazione di immagini di agenti di polizia in servizio, ieri il Consiglio di Stato è intervenuto in merito ad un altro aspetto della pubblica sicurezza.
Secondo l’articolo 22 si consente alle forze di sicurezza di inviare immagini riprese da droni o elicotteri alle squadre di comando e conservarle per 30 giorni o più come parte di un’eventuale inchiesta della polizia.
Tutto ciò in realtà è stato considerata una flagrante violazione della privacy da parte del principale tribunale amministrativo francese che ha intimato al prefetto di Parigi, Didier Lallement, di interrompere «senza indugio» ogni eventuale sorveglianza, con i droni, delle riunioni pubbliche in strada, praticamente le manifestazioni.
L’azione legale è stata portata avanti dal gruppo per i diritti alla riservatezza La Quadrature du Net ( LQDN), secondo gli attivisti in gioco c’è la libertà di espressione e un illegittimo controllo delle persone. Lo stesso tribunale ha infatti stabilito che senza un testo preventivo definitivo l’utilizzo dei droniè una pratica illegale.
L’unico modo per affermarne l’uso in modo legittimo, dice l’LQDN, è quello di fornire prove ( ritenute impossibili dagli attivisti) di un reale pericolo per la sicurezza nazionale, ossia in occasioni davvero eccezionali e non durante le centinaia di manifestazioni che ogni anno attraversano le vie di PArigi e di altre città francesi... In realtà la decisione del Consiglio di Stato non rappresenta una novità, già nel maggio scorso i giudici infatti avevano stabilito che apparecchiature di sorveglianza come i droni non potevano essere utilizzati a Parigi ( come invece è accaduto) per rintracciare le persone che violavano le rigide regole di blocco imposte a causa della pandemia di coronavirus.