«Non c'è pace senza politica». Lo ha sottolineato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nel suo intervento all'inaugurazione dell'Anno accademico a Roma Tre.

Zuppi, riflettendo sulla guerra in Ucraina ad un anno dal conflitto, ha messo in guardia sul rischio di una "Armageddon nucleare". «Solo la politica - ha detto - crea un quadro comune, allontana ciò che divide e trova ciò che unisce, rende più umani. E la politica sa e può usare la diplomazia e anche i tanti modi per preparare il terreno, creare l'ambiente favorevole, maturare le convergenze che permettono la pace».

Per questo, ha detto, «mi ha colpito con preoccupazione come al Parlamento Europeo una Risoluzione che sollecitava l'apertura di un negoziato sia stata rigettata da 470 voti su 630. Mi è sembrato come un segnale della rinuncia della politica e la negazione di una pace che non sia solo la vittoria di una parte. Attenzione dire questo non significa ovviamente misconoscere il diritto, omologare le responsabilità, negarle. Affatto. Sono due piani diversi e il dialogo richiede sempre la giustizia e la chiarezza perché funzioni, perché raggiunga il risultato. Ma, appunto, anche la giustizia richiede il dialogo».

«La questione della pace - ha sottolineato- si pone in termini più allarmanti e con conseguenze globali, fino al rischio, mai così vicino dalla crisi di Cuba di 60 anni fa, di un Armageddon nucleare, possibile frutto degli automatismi delle reazioni incrociate»