«Zidane…allarga ancora per Sagnol…arriva il traversone di Sagnol, cerca Zidaaaane…Buffon! Buffon!». Se al centoquattroesimo minuto della finale del Mondiale 2006 il portiere più forte della storia del calcio non fosse riuscito, nel pieno della carriera, a dare un colpo di reni impressionante e appoggiare la palla sopra la traversa, probabilmente oggi staremmo parlando di Zinedine Zidane come dell’uomo che diede la seconda coppa del Mondo alla Francia.

E invece no. Buffon quel colpo di reni l’ha dato, pochi minuti dopo Zidane avrebbe chiuso una delle più scintillanti carriere delle storia sportiva con un episodio disdicevole fino a che Fabio Grosso, mettendo sotto al sette l’ultimo di cinque, perfetti, rigori, avrebbe regalato il Mondiale all’Italia di Marcello Lippi.

Oggi, diciassette anni dopo quei momenti che sembrano essere accaduti ieri, Gigi Buffon ha annunciato il ritiro dopo aver vinto tanto, e perso, anche.

«Finisce qua, mi hai dato tutto, ti ho dato tutto, abbiamo vinto insieme», ha scritto il portiere del Parma rivolto al gioco del calcio, a corredo di un lungo video su Instagram che ripercorre le tappe principali della sua carriera.

Portiere del Parma, sì, perché è lì che Buffon, nato a Carrara 45 anni fa, ha cominciato la sua carriera, giovanissimo, dimostrando da subito doti fuori dal normale tra i pali. Ed è lì che ha voluto concluderla, dopo una vita alla Juventus, un salto in Francia e lunghi anni in Nazionale.

In mezzo, l’esordio in serie A a 17 anni e quello a 19 con l’Italia, quando il Ct Cesare Maldini lo chiama a difendere per la prima volta la porta della Nazionale, a Mosca, in una fredda sera di ottobre del 1997. Pochi mesi dopo, durante sua seconda partita con l’Italia compie una delle parate più belle della storia del calcio, letteralmente togliendo dalla porta un tiro del paraguaiano Brizuela. Anche in quel caso un colpo di reni, gesto che tornerà spesso nella sua carriera (se non l’avete mai visto, andate su YouTube e mandate il video a ripetizione, poi chiamate un buon professore di Fisica e fatevi spiegare come sia stato possibile).

Poi arriva la Juve, acquistato nel 2001 quando il mercato più pazzo della stria bianconera vede la partenza di Zidane e l’arrivo di Buffon, Thuram e Nedved. E comincia l’epopea. Il 5 maggio 2002, con lo scudetto vinto scavalcando all’ultima giornata gli eterni rivali dell’Inter (che finiranno terzi, dietro anche alla Roma di Totti), e la finale di Champions del 2003, persa contro il Milan dopo un’altra parata sensazionale, a inizio partita su un colpo di testa di Pippo Inzaghi. Ne perderà altre due, di finali di Champions, e saranno quelle la sua più grande delusione calcistica.

Negli anni più alti, il crollo. La depressione, il gioco, il fumo. Ne esce grazie al calcio e alla prima moglie, la modella ceca Alena Seredova, dalla quale avrà tre figli. Poi il mondiale 2006, la parata su Podolski in semifinale e quella su Zidane sopracitata, il bacio alla coppa del Mondo. Ma di nuovo, nel punto più alto, il crollo. La Juventus viene condannata alla serie B per lo scandalo cosiddetto “Calciopoli”, ma lui va a fondo con lei e torna a galla, in un caldissimo pomeriggio di primavera ad Arezzo. Da lì, l’inizio dell’epopea. Nove campionato di fila con la Vecchia Signora e altre due finali di Champions, perse contro Barcellona e Real Madrid.

Poi l’avventura in Francia, quando la voglia di continuare a giocare, di sognare d’essere ancora quel bambino che si tuffava nel giardino di casa, prevale sul conto degli anni. Vince uno scudetto e una coppa di Francia con il Psg con accanto una nuova ragione di vita, la giornalista Ilaria D’Amico, e un altro figlio. Poi il ritorno a Parma, lì dove tutto era cominciato. E l’addio. Meditato, riflettuto, infine accettato. Anche perché quel che Buffon ha dato al calcio, lo dicono i record. Detiene quello di imbattibili nella Serie A a girone unico, 974 minuti nella stagione 2015-2016. Quello di maggior campionati di serie A vinti, 10, e quello di presenze con la Nazionale, 176. Ha partecipato a cinque mondiali, record che condivide con Antonio Carbajal, Rafael Márquez, Guillermo Ochoa, Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Lothar Matthäus).

È il giocatore con più apparizioni nella storia della Serie A, nonché quello che ha giocato più partite nel massimo campionato italiano con la maglia della Juventus, club del quale è il giocatore più titolato nella storia con 19 trofei vinti. Insieme a Paolo Maldini, è uno dei due calciatori italiani ad aver superato le 1000 presenze in carriera.

Carismatico, contraddittorio (più volte accostato all’estrema destra), tifoso del Genoa e del Borussia Moenchengladbach.

Prima di tutto, umano. Appena dopo, portiere.