PHOTO
l progetto di controllo totale della società turca da parte di Recep Erdogan procede spedito e, al momento, all’orizzonte non è ancora apparso nessuno, tranne rare eccezioni, in grado di contrastarlo. Non solo repressione sui curdi e i loro esponenti politici in Parlamento, sepolti sotto anni di carcerazione o la persecuzione ai danni di giornalisti e avvocati. Ora la scure del “padre padrone della Turchia si abbatte anche sul mondo dell’università. Per l’Akp, il partito del presidente, è infatti vitale avere degli uomini fedeli al comando delle massime istituzioni culturali del paese. Attraverso di essi si costruisce la “Nuova Turchia” ispirata al nazionalismo di matrice islamica scalzando il laicismo invece alla base della Turchia moderna. E’ in questo senso che vanno visti le decine di studenti arrestati a Istanbul lunedì durante le proteste per la nomina del nuovo rettore dell’Università Bogazici (Università del Bosforo). Una nomina arrivata direttamente dalle stanze di Erdogan. Gli ordini di fermo effettuati sono stati 28 sui circa 300 manifestanti dispersi a colpi d’idrante, spray al peperoncino e lacrimogeni. Di questi in 17 sono già finiti in carcere. Tutti sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso del malcontento è stata l’arrivo alla guida dell’ateneo di Melih Bulu, un personaggio già candidato tra le fila dell’Akp nel 2015. Ma alla base dell’esplosione delle proteste c’è sicuramente la riforma costituzionale del 2017 che permette a Erdogan di nominare i rettori universitari sostituendosi al Senato accademico. Tra l’altro Bulu è anche accusato di aver copiato parti della sua tesi e altre pubblicazioni. Un accademico completamente squalificato ma con il vantaggio di stare dalla parte giusta. Lo dimostra la sfacciata dichiarazione di ringraziamento, a quanto pare piena di errori grammaticali, rivolta da Bulu a ErdoganIn realtà per tutto il 2020 l’università turca è stata sottoposta a un vero e proprio bombardamento da parte del potere. Sono stati ben 27 i rettori designati ex novo con decreto presidenziale. L’ultima tornata è stata quella del 2 gennaio scorso, con 5 nuove nomine tra cui quella di Bogazici, ateneo frequentato da 15mila studenti. Una vera e propria spina nel fianco per Erdogan che già 3 anni fa tentò di sopprimere la vivacità critica del campus. In molti, impegnati nel movimento per la pace contro l’intervento turco in Siria, furono etichettati dal presidente come «giovani comunisti e terroristi» e naturalmente arrestati. Una serrata toccata, l’anno appena trascorso, anche alla Sehir University, fondata a Istanbul dall’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu, uscito dall’Akp e ora a capo del Partito del futuro.Alle proteste di Bogazici si sono uniti anche diversi docenti che hanno espresso la loro contrarietà alla nomina di Bulu rimanendo fuori dall’università e con una dichiarazione scritta titolata esplicitamente “Non lo accettiamo, non ci arrendiamo!” Un grido di battaglia che sintetizza la loro determinazione; «È indispensabile che le università siano libere da qualsiasi pressione o influenza da parte di una persona o di una istituzione e che non siano utilizzate come strumento politico».