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IL PAPA NELLA LETTERA APOSTOLICA DEDICATA A SAN GIUSEPPE
«Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione». A scriverlo è il Papa, nella Lettera Apostolica dedicata a San Giuseppe in occasione dei 150 anni dalla dichiarazione del Patrono della Chiesa universale. Una lettera che arriva nel giorno in cui il Pontefice si è recato in Piazza di Spagna, per un atto di venerazione in forma privata a Maria Immacolata. Alle prime luci dell’alba, sotto la pioggia, ha deposto un mazzo di rose bianche alla base della colonna dove si trova la statua della Madonna e si è rivolto a lei in preghiera.
La Santa Famiglia, quando fuggì in Egitto, ebbe gli stessi problemi dei migranti di oggi, ha aggiunto il Pontefice. «Il Vangelo non dà informazioni riguardo al tempo in cui Maria e Giuseppe e il Bambino rimasero in Egitto. Certamente però avranno dovuto mangiare, trovare una casa, un lavoro. Non ci vuole molta immaginazione - scrive il Papa nella Lettera apostolica dedicata a San Giuseppe - per colmare il silenzio del Vangelo a questo proposito. La santa Famiglia dovette affrontare problemi concreti come tutte le altre famiglie, come molti nostri fratelli migranti che ancora oggi rischiano la vita costretti dalle sventure e dalla fame. In questo senso, credo che San Giuseppe sia davvero uno speciale patrono per tutti coloro che devono lasciare la loro terra a causa delle guerre, dell'odio, della persecuzione e della miseria».
Il Papa si è concentrato anche sulla questione sociale: «Una famiglia dove mancasse il lavoro scrive - è maggiormente esposta a difficoltà, tensioni, fratture e perfino alla tentazione disperata e disperante del dissolvimento. Come potremmo parlare della dignità umana senza impegnarci perché tutti e ciascuno abbiano la possibilità di un degno sostentamento? La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un pò creatore del mondo che ci circonda. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. La perdita del lavoro che colpisce tanti fratelli e sorelle, e che è aumentata negli ultimi tempi a causa della pandemia di Covid- 19, dev’essere un richiamo a rivedere le nostre priorità. Imploriamo San Giuseppe lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!». Francesco ha parlato anche della violenza sulle donne, invitando alla «accoglienza senza esclusione». «Giuseppe - scrive Francesco - accoglie Maria senza mettere condizioni preventive. Si fida delle parole dell’Angelo. E oggi, in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente, Giuseppe si presenta come figura di uomo rispettoso, delicato che, pur non possedendo tutte le informazioni, si decide per la reputazione, la dignità e la vita di Maria. E nel suo dubbio su come agire nel modo migliore, Dio lo ha aiutato a scegliere illuminando il suo giudizio».
Durante la preghiera a Piazza di Spagna, Francesco ha porto un saluto ai militari dell’operazione “Strade sicure”, un «gesto pieno di umanità», ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in una nota diramata dal suo dicastero. Il Papa, durante il tragitto, ha fatto fermare il corteo per salutare e ringraziare i militari e il personale delle forze dell’ordine di servizio nella capitale», si legge nella nota. «Gesto di grande valore simbolico per tutta la grande famiglia della Difesa», ha commentato Guerini.