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Guido Salvini, magistrato protagonista di indagini decisive su terrorismo e la criminalità finanziaria, ora gip al Tribunale di Milano: cosa pensa della nuova legge elettorale del Csm?
Apprezzo lo sforzo del ministro ma non credo ci sia alcuna alchimia elettorale che possa scardinare il sistema delle correnti. Un sistema elettorale può essere un po’ migliorativo ma niente è destinato a cambiare. Questo perché, per amore o per forza, la gran maggioranza dei magistrati magari critica il sistema delle correnti nei corridoi ma poi al momento del voto le sostiene, e continuerà a farlo nella speranza di raccogliere prima o poi qualche briciola dei vantaggi che sono in grado di assicurare
Non si può fare nulla, quindi?
Qualcosa si potrebbe fare. Ad esempio, per gli incarichi direttivi, sorteggiare il vincitore tra una rosa di candidati valutati come idonei dalla commissione del Csm. Un meccanismo del genere, che non incontra alcun tipo di ostacolo sotto il profilo costituzionale, introducendo una componente di alea, renderebbe di colpo inutili gli intrighi di corridoio, le autopromozioni, gli accordi tra correnti di tipo politico. Poi istituire un’Alta corte di Giustizia, composta anche da professori e avvocati, competente per i giudizi disciplinari e del tutto esterna al Csm. Nella riforma comunque ci sono alcuni passi avanti: la riduzione delle porte girevoli con la politica, ad esempio. E già la fine del sistema delle nomine a pacchetto per i posti direttivi rende un po’ più difficile gli accordi sottobanco.
Dell’introduzione di quelle che sono state chiamate “pagelle per i magistrati” cosa pensa?
Non è un caso che sia stato subito introdotto nel discorso pubblico un appellativo decisamente dispregiativo, quello appunto di pagelle, che però non mi sembra possa riferirsi alle valutazioni più complete che la riforma vuol consentire e che in buona parte oggi mancano. Non mi sembra uno scandalo prendere in esame il complesso delle attività svolte da un magistrato, comprese le misure cautelari, la tempestività dell’adozione di provvedimenti e l’eventuale esistenza di gravi anomalie: gravi, dice il testo, non il semplice annullamento di qualche provvedimento. Non mi sembra una schedatura dei magistrati, come qualcuno ha scritto, tanto più che sarebbero comunque altri magistrati a verificare il lavoro svolto.
E attualmente invece cosa succede?
Ho letto tanti pareri, immancabilmente positivi, dei Consigli giudiziari e del Csm. Sono il più delle volte posticci, fondati su formule fasulle che non significano nulla, elogi di cui non si comprende la ragione, e certo non impediscono che si venga valutati in modo molto positivo solo grazie al fatto che si hanno tanti amici e si aderisce con zelo a qualche partito della magistratura. Ho avuto occasione di veder citati, in pareri dei Consigli giudiziari e del Csm, come titolo di merito, indagini che si erano già concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Le valutazioni per la progressione in carriera potrebbero essere ridotte di numero, ora sono sette, ma dire qualcosa di più sulla vita di un magistrato. Ad esempio potrebbero prendere in considerazione anche la qualità della trattazione dei processi comuni, non solo di quelli che hanno visibilità mediatica e che tanti fanno molto più volentieri.
La magistratura riuscirà a ritrovare la credibilità perduta?
L’Anm e il Csm da sempre ambiscono, e spesso ci riescono, a essere una terza camera, quella che decide quali leggi si possono fare e quali no. Ma non riescono a capire che hanno portato la credibilità della magistratura ai livelli più bassi dal dopoguerra, hanno dilapidato un capitale di fiducia, quando proprio la fiducia dei cittadini è la precondizione, più ancora delle leggi e dei mezzi, perché la giustizia in qualsiasi settore possa funzionare, soprattutto in un paese culturalmente diffidente come il nostro. Una ristretta oligarchia di magistrati, compresi alcuni pensionati sempre presenti, ha contrabbandato la propria popolarità con la credibilità dell’insieme della magistratura. Penso ad esempio alle guerre tra magistrati eccellenti, questa è la sostanza del processo in corso a Brescia, che appaiono come duelli autoreferenziali che si svolgono in un mondo a parte e il cui senso sfugge al cittadino comune.
In conclusione, le nuove valutazioni introdotte dalla riforma potrebbero servire?
Credo di sì. Tutti conosciamo grandi indagini in materia di mafia e di corruzione internazionale che hanno avuto sinora esiti processuali negativi. Se questi esiti fallimentari diventassero definitivi, queste indagini, almeno, non potrebbero essere collocate, nelle valutazioni, tra i titoli di merito.
E di un eventuale sciopero cosa pensa?
Se la ragione dichiarata dello sciopero è soprattutto rifiutare valutazioni più serie, certamente non aderirò, e vorrei dire ai giovani magistrati di non cadere in una trappola che li farebbe ancor più sottomessi ai capi della magistratura.