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Ogni settimana si parlano in videoconferenza da tutto il mondo. Sono i consiglieri scientifici dei presidenti, capi di Stato e premier. C’è quello di Trump, che fa da coordinatore, Kevin Droegemeier, nominato solo a gennaio, dopo tre anni di vuoto, e con i capelli dritti per la fatica che ha dovuto fare a far ragionare il presidente degli Stati Uniti, campione di sottovalutazione del coronavirus, tanto da far rabbrividire gli scienziati di mezzo mondo. Droegemeier ha però avuto una fortuna, aiutato da consiglieri politici e commentatori conservatori: Trump era sulla direttisima per perdere le elezioni di novembre e tornarsene a casa. Lo ha capito in extremis, anche se bar e ristoranti non sono ancora chiusi e mentre le fabbriche d’armi stanno facendo affari d’oro: la gente si prepara a difendere le provviste, già svaligia i supermercati, e pensa di contenere la affamata rivolta sociale a suon di proiettili. Gli Usa, si sa, non hanno servizio sanitario nazionale e i poveri neanche un’assicurazione. La salute costa carissima. In linea c’è anche Patrick Vallance, consigliere di Boris Johnson, che essendo esperto di biomedica e resperienza di virus né competenza sulla sanità pubblica. Infatti gli inglesi sono nelle mani di Dio Boris che crede di immunizzare la perfida Albione facendo ammalare tutti o quasi. E anche in questo caso gli scienziati rabbrividiscono. Però possono ubriacarsi al pub, per non pensarci. I consiglieri scientifici di Canada, Brasile, Giappone, Germania, Francia, Corea e Italia fortunatamente sono più attrezzati e la classe politica tiene in massimo conto i loro pareri. La riunione è appena terminata e il nostro Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, Speranza, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, oltre a tanti altri incarichi di prestigio, fa il punto sull’Italia e sul virus. Il problema, che spunta oggi qui e là nella babele del web, ancor più pericolosa adesso che la gente impaurita è costretta in casa, sballottata tra ansie e noia, è l’idea che stare chiusi non si può per troppo tempo, forse bisognerebbe allargare le maglie, vivere di più, lavorare, girare, sperando che il virus molli la presa. Una delle tesi aperturiste viene dalla famosa Ilaria Capua, che sta in America, colpita anch’essa dal morbo narcisista che ha infettato tutti gli scienziati e i medici mediatici: ormai si azzuffano in diretta, gelosi delle loro medicine, dei ritrovati antivirus, e pure della sperimentazione che l’Aifa ha consentito sul farmaco anti artite reumatoide. La Capua, giova ricordarlo, come virologa veterinaria è un’eccellenza mondiale nel suo campo, quello animale. Dell’uomo e di sanità pubblica va più a orecchio. E la sua uscita morbida sul “restate a casa” a molti non è piaciuta. Professor Ricciardi, c’è un sacco di gente che va in ordine sparso. Bisogna fare i tamponi a tutti, come avrebbe fatto la Corea che è riuscita a limitare moltissimo la propagazione del virus? Un risultato incredibile e straordinario.Vorrei raccontare cosa ci ha appena detto il consigliere scientifico di Seul, interpellato proprio su questo. E’ falso che i coreani abbiano fatto tamponi a tappeto. Ne hanno fatti 300 mila e solamente ai soggetti sintomatici. Dopodiché hanno tracciato elettronicamente i loro spostamenti e quelli di coloro che erano stati in contatto coi malati. Tracciamento che si fa grazie ai cellulari e alla cellule telefoniche, le stesse usate dalla polizia e pubblicizzate nei film? Esattamente. Si risale a dove e con chi sei stato e si prendono le misure opportune: tamponi, quarantena, isolamento. Così non si scappa. Gli europei si stanno muovendo sulla scia dell’Italia. Ma non tutti. Gli inglesi vanno dietro a Boris Johnson, i francesi sono più avanti no? Dell’idea di immunizzarsi dal coronavirus infettandosi preferisco non parlare, la scienza ha già dato il suo parere e gli aggettivi sono finiti. La Francia ha capito e fa bene a seguire la linea italiana. Cosa avete deciso stamattina? L’unica strada corretta è distanziamento sociale e tamponi mirati, più il tracciamento elettronico.A Huan hanno quasi finito coi contagi, siamo agli sgoccioli. Sono stati bloccati tre mesi, lì sono dieci milioni. Ma il resto della Cina, che è immensa, ha continuato a lavorare e produrre. Il problema che dovremo risolvere è infatti quello di isolare il virus e non bloccare il Paese. Bisogna trovare un modello che ci aiuti. Ma finché non si trova, non esiste alternativa a rimanere a casa. E’ sicuro che funziona per non far propagare il virus.