L’immagine è impressionante, quasi grottesca: all’interno di una hall una donna si sta muovendo con il deambulatore, grida frasi prive di senso e brandisce un coltello seghettato, di quelli che si trovano in cucina e servono a tagliare il pane.

Si chiama Clare Nowland, ha 95 anni è alta 1,57 centimetri e pesa appena 43 chili. Attorno a lei tre agenti di polizia le urlano addosso: deve gettare a terra il coltello e deve farlo immediatamente, ma la signora Nowland , continua a brandire la lama, è affetta da demenza senile e non si rende conto di quasi nulla, uno degli agenti insiste , poi perde la testa e la colpisce con una scarica elettrica partita dal suo taser. La donna cade con tutto il deambulatore, sbatte la testa per terra fratturandosi il cranio e ora è in fin di vita: «Quasi di sicuro non ce la farà», dicono i medici.

La sconcertante e tristissima vicenda è accaduta in Australia, nella casa di cura per anziani Yallambee Lodge nel Nuovo Galles del sud, e ha scosso profondamente l’opinione pubblica, in particolare la piccola comunità di Cooma di cui Nowland era originaria, che non si capacita di come un agente dello stato abbia potuto comportarsi in modo così insensato. «Siamo sconvolti e siamo in lutto, nessuno di noi si aspetta che sopravviva», dice Andrew Thaler l’avvocato di famiglia che oltre alla polizia accusa i paramedici della clinica, incapaci di prendersi cura e contenere una anziana colpita da demenza.

Secondo le prime ricostruzioni, Nowald avrebbe rubato in piena notte il coltello da un cassetto iniziando a a minacciare gli altri pazienti e il personale della struttura , in quel momento erano svegli due badanti che non sono riusciti a calmarla e così ha chiamato le forze dell’ordine. La versione della polizia è affidata al vicecomandante Cotter che ha incontrato i media locali provando a spiegare il perché della reazione spropositata del suo uomo: «La donna lo minacciava con il coltello e si stava avvicinando pericolosamente a lui, ci sono state trattative per farle gettare l’arma ma non c’è stato verso». Poi però ha ammesso: «È giusto aggiungere che la donna camminava molto lentamente». Il vicecomandante fa inoltre sapere che l’agente è attualmente sotto interrogatorio ma non si sa ancora se verrà sospeso in attesa che le indagini chiariscano i dettagli l’intera vicenda.

Il fatale colpo di taser nei confronti di una donna quasi centenaria ha riacceso le polemiche sui metodi da cowboy spesso impiegati dai poliziotti australiani sulla falsariga dei loro colleghi statunitensi troppo spesso protagonisti di inquietanti episodi di cronaca. Dalla repressione dell’immigrazione clandestina, alla ferrea sorveglianza delle norme anti Covid, fino alle cariche brutali contro i giovani ambientalisti.