La Camera dello stato della Florida ha approvato venerdì scorso un disegno di legge che limiterà l'accesso dei giovani alle piattaforme di social media vietando ai minori di 16 anni di aprire nuovi account, inoltre verrebbero banditi anche quelli già esistenti se di utenti non maggiorenni.

Il provvedimento, che attende ora il licenziamento definitivo del Senato, è stato voluto fortemente dai repubblicani, che denunciano la dipendenza dai social media delle nuove generazioni. In attesa della firma del governatore Ron DeSantis, sono in realtà molti i nodi da sciogliere. Non è infatti chiaro come verrà applicata la norma. Sostanzialmente ci si affiderebbe alle stesse società di social media richiedendo di porre un blocco ai minori di 16 anni e di chiudere gli account dei giovani utenti già aperti.

Ma il problema sarà verificare l’età di chi si iscrive. Ufficialmente le piattaforme dovrebbero utilizzare una «terza parte non governativa, indipendente e non affiliata alla piattaforma stessa» per certificare l'età degli utenti: verrebbe inoltre richiesto di cancellare qualsiasi informazione personale dagli account. La legge arriva sull'onda delle proteste relative alla pubblicazione di contenuti che spingono sulla sessualizzazione degli adolescenti. Il disegno di legge è passato con un voto bipartisan di 106 a 13. Secondo Fiona McFarland, una deputata repubblicana che ha co-sponsorizzato la legislazione, i social media sono come colpi di dopamina che creano dipendenza, «è come un fentanyl digitale», aggiungendo «e anche il genitore più connesso o l'adolescente più in sintonia ha difficoltà a chiudere la porta a queste caratteristiche». Ma esistono anche ragioni mediche come quelle esposte da Vivek Murthy del dipartimento della Salute che lo scorso anno ha avvertito sui pericoli dei social media per i bambini. Ha affermato infatti che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno gli effetti, «ci sono ampi indicatori che i social media possono anche avere un profondo rischio di danni alla salute mentale e al benessere di bambini e adolescenti».

Il disegno di legge non specifica però a quali piattaforme si applicherebbe il divieto, afferma genericamente che riguarderebbe tutto chi «utilizza funzionalità di design che creano dipendenza, dannose o ingannevoli, o qualsiasi altra funzionalità progettata per indurre un titolare di account ad avere un bisogno eccessivo o compulsivo di utilizzare o interagire con la piattaforma».

Ma la Florida è solo uno dei numerosi stati che hanno avanzato proposte, se non leggi, per limitare l'esposizione degli adolescenti. È il caso dello Utah che è diventato il primo a vietare ai minori di 18 anni di utilizzare i social media senza il consenso di un tutore.

I minori inoltre non possono navigare tra i vari contenuti dalle 22.30 di sera alle 6.30 del mattino. La reazione non si è fatta attendere e operatori economici del settore stanno attualmente citando in giudizio lo Utah. Altri stati hanno intimato alle piattaforme di introdurre misure come le valutazioni della sicurezza dei bambini e la richiesta di un cambiamento negli algoritmi. La città di New York invece ha adottato un provvedimento simbolico dichiarando i social media un pericolo per la salute pubblica.