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La Corte Suprema iraniana ha annullato la condanna a morte comminata lo scorso aprile al popolare rapper e dissidente Toomaj Salehi, incarcerato per aver sostenuto le proteste nazionali scatenate dalla morte di Mahsa Amini. Lo ha annunciato il suo avvocato. «La condanna a morte di Salehi è stata annullata», ha scritto l’avvocato dell’artista, Amir Raisian, in un post su X, aggiungendo che la Corte Suprema ha ordinato un nuovo processo a carico del rapper, che era stato condannato da un tribunale rivoluzionario con l’accusa di «corruzione sulla Terra» secondo la Sharia. L’artista, 33 anni, era stato inizialmente arrestato nell’ottobre del 2022 dopo aver espresso il suo sostegno per le proteste esplose in Iran il mese precedente, a seguito della morte della ragazza deceduta a 22 anni dopo essere stata fermata con l’accusa di non indossare correttamente il velo islamico. Il rapper è noto per aver spesso denunciato, con le sue canzoni, ingiustizie sociali e politiche nella Repubblica Islamica. Gli attivisti hanno accusato il regime iraniano di averlo torturato durante il suo arresto dopo che i media statali hanno pubblicato un video che mostrava il rapper bendato e contuso sul viso che si scusava per il suo sostegno alle proteste. È stato rilasciato su cauzione nel novembre 2023, ma è stato nuovamente arrestato giorni dopo per aver pubblicato un video in cui accusava le autorità di averlo sottoposto a tortura mentre era detenuto.
Salehi era stato accusato di "incitamento alla sedizione, riunione, cospirazione, propaganda contro il sistema e incitamento alla rivolta", secondo il suo avvocato. Molti artisti internazionali hanno fatto appelli per la sua scarcerazione. Diverse centinaia di persone, compresi membri delle forze di sicurezza, sono state uccise e migliaia arrestate durante le proteste tenutesi tra settembre e novembre 2022 in Iran, represse nel sangue dal regime. Finora, nove persone sono state giustiziate in relazione a quelle manifestazioni.
E dall’Unione europea arriva la condanna per l’ulteriore anno di carcere deciso in
Iran nei confronti dell’attivista e premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi, accusata di aver inviato messaggi contro le autorità di Teheran dalla sua cella, e ha chiesto a Teheran la sua scarcerazione. «Narges Mohammadi è già in carcere in
Iran e sta scontando diverse condanne per un totale di oltre 10 anni di reclusione. Continua coraggiosamente a far sentire la sua voce per proteggere la dignità umana e i diritti degli iraniani. È stata insignita del premio Nobel per la pace per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”. I diritti fondamentali come la libertà di espressione devono essere sempre rispettati. L’Unione europea invita l’Iran a rilasciare la signora Mohammadi, tenendo conto anche delle sue condizioni di salute. L’Unione europea continuerà a battersi per il rispetto dei diritti umani in Iran e altrove e per la libertà di tutti coloro che, come lei, sono ingiustamente detenuti», si legge in una nota.
L’avvocato dell’attivista, Mostafa Nili, ha spiegato sui social network che tra i motivi citati nell’ultima sentenza ci sono una lettera in cui Mohammadi chiedeva il «boicottaggio delle elezioni» e una lettera inviata ai parlamenti di Svezia e Norvegia per denunciare il violazione dei diritti umani in Iran.