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Che Kamala Harris abbia vinto il primo (e forse l’ultimo) duello televisivo con Donald Trump è fuori discussione e lo dimostra la reazione scomposta del tycoon all’indomani del confronto: «È stato un dibattito truccato, la mia rivale aveva una strana familiarità con le domande, le avrà ricevute in anticipo» ha tuonato l’ex presidente ospite del programma di Abc Fox & Friends evocando fantomatici complotti dei «media di sinistra» per impedire il suo ritorno alla Casa Bianca.
Accuse naturalmente prive di fondamento ma ben in linea con il parossismo delle sue storiche ingiurie verso i democratici, definiti in allegria come «comunisti» e «mangiatori di bambini». Insomma, trumpismo in purezza. Ma per la prima volta The Donald, che aveva calibrato la sua campagna sul letargico Joe Biden, è stato messo alle corde: smorfie, silenzi impacciati, invettive fuori tema per reagire alla strategia ultra-aggressiva adottata da Harris che lo ha attaccato dall’inizio alla fine.
Appena entrati in studio è stata lei ad avvicinarsi all’ex presidente repubblicano per stringergli la mano con sfrontatezza, un approccio a cui non era preparato e che lo ha destabilizzato fin dalle prime battute. E Harris non ha mollato la presa per tutta la durata della trasmissione, guardando dritta la telecamera mentre Trump rivolgeva lo sguardo verso i moderatori, come a chiedere spiegazioni o a ottenere conforto, cosciente di essere diventato lui il candidato più vecchio, una nemesi crudele per chi si era preparato a bullizzare il povero Biden fino al voto di novembre. Se fosse stato un incontro di pugilato la candidata dem si sarebbe imposta nettamente ai punti con il tycoon salvato in extremis dalla campana. Malconcio ma ancora in piedi.
Tra i due sfidanti lo scontro è stato totale e su ogni tema, a cominciare dall’immigrazione e dall’incredibile leggenda metropolitana rilanciata da Trump sui migranti di haitiani di Springfield (Ohio) che «rubano e mangiano i gatti domestici dei residenti». La fake news, condivisa con disinvoltura da Elon Musk su X e da diversi esponenti repubblicani tra cui il senatore del Texas Ted Cruz e il prescelto per la vicepresidenza JD Vance, ha fatto sorridere Harris e intervenire gli stessi moderatori del dibattito che hanno redarguito Trump, spiegando che non c’è alcuna evidenza sugli haitiani mangiagatti.
Stesso copione sul tema dell’aborto: il tycoon è stato infatti richiamato al buon senso dalla giornalista Linsey Davis quando ha accusato i democratici di voler permettere l’interruzione di gravidanza «fino al nono mese» e addirittura di «far uccidere i neonati». Poi gli elogi «al cuore e al coraggio» dei giudici della Corte suprema (a maggioranza conservatrice anche grazie alle sue nomine) che due anni fa abolirono la storica sentenza Roe vs. Wade che dal 1973 aveva legalizzato l’ivg negli Stati Uniti. Molto più efficaci le parole di Harris: «Non spetta a mister Trump né a nessun altro esponente politico decidere cosa le donne debbano fare con il proprio corpo».
Sulla politica estera le divisioni sono state meno evidenti. L’ex presidente ha promesso che avrebbe messo fine alla guerra in Ucraina prima ancora di entrare alla Casa Bianca anche se non ha spiegato come e con quali orizzonti diplomatici. Harris ha difeso l'azione dell'amministrazione Biden di riunire un'ampia coalizione di paesi per sostenere l’Ucraina, «altrimenti, Putin entrerebbe a Kiev con gli occhi puntati sul resto d’Europa, a cominciare dalla Polonia».
Quando tocca al Medio Oriente Trump prova a lanciare una freccia: «Harris odia Israele», ma la vicepresidente non ha fatto un piega, affermando il diritto dello Stato ebraico a difendersi contro i terroristi di Hamas, ma criticando i bombardamenti di civili palestinesi da parte del governo Netanyahu.
Molto confuse e vaghe le repliche di Trump sulle questioni economiche. Ha annunciato di avere un piano per eliminare l’Obamacare che svelerà solo quando verrà rieletto presidente, ha provato ad accollare all’amministrazione dem l’aumento dell’inflazione ma esagerando sulle cifre. Harris ha invece difeso il suo piano immobiliare e le sue iniziative a favore delle piccole imprese, in contrasto con «i tagli fiscali per i miliardari e le grandi imprese, che causeranno un deficit aggiuntivo di 5.000 miliardi di dollari» sostenuti dal rivale. Da parte sua, l’ex presidente rimane fedele alla linea protezionista, parlando di imposte elevatissime sulle merci straniere.
Alla fine del confronto una Harris soddisfatta e sorridente ha detto non vedere l’ora di sfidare Trump in un altro duello in tv ed è tornata a casa mentre un livido Trump si è intrattenuto con alcuni giornalisti spiegando che il vero vincitore è stato lui.