PHOTO
Joe Biden
Sleepy Joe si è svegliato. Un mese fa appariva come un pugile suonato destinato a essere messo al tappeto in anticipo di due anni sulle elezioni presidenziali in quelle di mid-term nel prossimo novembre, per il rinnovo dell'intero congresso e di 35 seggi al Senato, dove oggi la parità tra democratici e repubblicani è perfetta. Nella media dei sondaggi il 9 febbraio scorso aveva toccato il minimo storico dal giorno dell'insediamento, con un gradimento del 39,9%. Poco più di un mese dopo, l' 11 marzo era al 42,9%. Un bel salto che secondo alcune rilevazioni sarebbe anche più alto, con 7 punti in più di consenso.
Di certo sulla caduta a precipizio aveva inciso il disastro della sgangherata ritirata dall'Afghanistan ma ancora più pesava il dato economico, con un'inflazione che, superato il 7%, va ben oltre quella europea pur non derivando come da questa parte dell'Atlantico dalla crisi energetica. Almeno per ora la grintosità sfoderata nel confronto con la Russia sembra poter rimediare, almeno in parte, alla debolezza dimostrata con la fuga da Kabul, e senza dover pagare dazio sul fronte dei prezzi.
La decisione di fare a meno del gas e del petrolio russi, condivisa solo dal Regno Unito e non dalla Ue ha una sicura resa d'immagine, facendo apparire il presidente intransigente e determinato a costo molto limitato: le fonti russe incidono sul fabbisogno energetico degli states per appena l' 8% a fronte del 45% italiano. In realtà non si può dire che la scelta di misurarsi con Putin portando lo scontro quasi alle estreme conseguenze sia conseguenza dell'errore commesso in Afghanistan e della necessità di provare a rimediare.
La sterzata rispetto alla politica isolazionista e morbida nei confronti di Putin era stata decisa e in buona parte preparata ben prima ed era anzi in agenda come una delle discontinuità principali con la politica di Trump sin dall'inizio. Ma senza dubbio il crollo dei consensi e la figuraccia afghana hanno spinto Biden a rafforzare di molto quella propensione, a ripristinare un'egemonia aperta sugli altri Paesi occidentali e ad alzare di molto i toni anche con la Cina. Tanto che il tema dei rapporti con la Cina è tra quelli che il presidente degli Usa intende porre stasera nel vertice con il Consiglio europeo.
Biden però è stato sinora attento a limitare l'impegno americano in Ucraina anche solo a livello di assistenza. Ha fornito in grandissima quantità armi di difesa ma non di offesa, come carri armati e missili a medio raggio. L'Ucraina però ora insiste e Biden, soprattutto nel caso di una più massiccia offensiva russa contro le città, dovrà prendere una decisione difficile. Fornire armi in grado di colpire il territorio russo innalzerebbe infatti di parecchi gradi sia la tensione che il rischio di confronto diretto. L'impatto della guerra in Ucraina sull'opinione pubblica americana, però, non è neppur lontanamente paragonabile a quello europeo. Osservato dagli states il conflitto è una realtà lontana, molto meno presente dell'inflazione o dello stesso Covid, che da noi sembra essere invece diventato all'improvviso faccenda secondaria. La nuova immagine ruggente del presidente però non si limita allo scontro con la Russia.
Biden era arrivato alla Casa Bianca promettendo la moratoria sulla pena di morte. Poi ha deciso di insistere invece sulla stessa linea del suo predecessore in un caso molto importante per gli americani, quello della condanna a morte di Dhzokar Tsarnaev, ceceno, responsabile con il fratello maggiore dell'attentato dell'aprile alla maratona di Boston dell'aprile 2013. Tsarnaev, che al momento dell'attentato aveva 19 anni, era stato condannato a morte ma la Corte d'appello federale aveva annullato la sentenza, trasformandola nel carcere a vita.
L'amministrazione Trump aveva impugnato il caso portandolo di fronte alla Corte suprema e Biden, nonostante la campagna contro la pena di morte ha confermato la decisione di Trump e la Corte, all'inizio di marzo ha annullato la sentenza della Corte federale ripristinando la condanna a morte. Biden si prepara così alla sfida che potrebbe renderlo un'anatra zoppa, ma che potrebbe anche risollevarne le sorti, puntando non più sull'immagine del presidente progressista ma su quella del leader determinato e decisionista. Ma a decidere sull'esito della prova, senza ulteriori e assolutamente possibili nuovi passi avanti sulla via dell'escalation, sarà la situazione dell'economia e soprattutto dei prezzi. La sorte politica di Biden, nonostante la guerra, è ancora legata essenzialmente a quelli.