Scoppia una bomba a Gerusalemme e stavolta non si parla di tritolo. Ma le conseguenze sono forse persino peggiori e più pericolose. Si apre una nuova grave crisi diplomatica internazionale. Il punto è a risoluzione approvata dall'Unesco sul patrimonio di Gerusalemme facendo riferimento solo a quello islamico e ignorando (in modo sostanzialmente ostile) tutta l'eredità ebraica e anche cristiana. Per questo Israele ha bloccato tutti i suoi rapporti con l'Unesco, già difficili dopo precedenti crisi come quella quando l'agenzia dell'Onu ha riconosciuto la Palestina come Stato sovrano. Il comitato esecutivo dell'Unesco ha adottato una risoluzione che ignora tutti i nomi ebraici dei luoghi santi a Gerusalemme, compresa la piazza del Muro del Pianto, indicata con il nome arabo di Piazza al-Buraq e non quello ebraico di Hakotel Hama'aravi. Per il Monte del tempio (Har HaBayit, in ebraico) viene riportata solo la definizione araba di Spianata delle moschee, riferendosi alle denominazioni Moschea di Al-Aqsa e Haram al-Sharif.Dei 58 paesi membri, 24 hanno approvato la risoluzione mentre solo sei - Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Lituania ed Estonia hanno votato contro. Gli altri, compresa l'Italia, si sono astenuti o erano assenti. Nessun Paese europeo ha sostenuto la mozione, che era stata presentata dai palestinesi assieme ad Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan. Il testo, che stigmatizza la gestione dei luoghi santi da parte di Israele, afferma che Gerusalemme è sacra per le tre religioni monoteiste, ma quando parla di quella che i musulmani chiamano la Spianata delle Moschee ignora il nome ebraico del luogo, dove un tempo si ergeva il tempio biblico costruito da re Salomone e poi da re Erode. Anche la piazza sottostante del Muro Occidentale (o del Pianto, unico resto dell'antico tempio) è citata solo con il nome musulmano. In vista della votazione la missione israeliana presso la sede parigina dell'Unesco aveva distribuito ai membri del consiglio e ad altri diplomatici internazionali un opuscolo che illustra in modo dettagliato i profondi legami storici che legano l'ebraismo ai siti in questione, considerati santi anche da cristianesimo e islam. Così Israele è riuscito ad ottenere qualche astensione in più del previsto (Francia, Svezia, Spagna, India, Argenitna). La risoluzione (e questo è il cuore politico) condanna anche numerose iniziative israeliane attuate sul sito religioso di Gerusalemme. Nel documento, infatti, vengono «fermamente condannate le crescenti aggressioni israeliane contro il dipartimento del Awqaf e del suo personale, oltre che la libertà di culto e di accesso ai musulmani alla moschea di al Aqsa».Il documento riconosce, tuttavia, «l'importanza della città vecchia di Gerusalemme e delle sue mura per le tre religioni monoteiste». Già in precedenza il direttore generale dell'Unesco, Irina Bokova, si era espressa contro tali risoluzioni affermando che «negare o nascondere qualunque tradizione ebraica, cristiana o musulmana mina l'integrità del sito e contrasta con le ragioni che ne hanno giustificato l'iscrizione nel patrimonio mondiale nel 1981». Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu si tratta di una decisione «assurda» che equivale a dire che «la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l'Egitto con le Piramidi». In una lettera alla direttrice Bokova, il ministro dell'Istruzione israeliano Naftali Bennett ha accusato l'Unesco di fornire «supporto al terrorismo islamico».