Una vignetta buttata lì, a fin di pagina, che ironizza sul sisma di Amatrice, mostrando le vittime ricoperte da strati di pasta: "Terremoto all'italiana: penne al sugo, penne gratinate, lasagne". Il disegno occhieggia nell'ultimo numero di Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese che fino all'anno scorso nessuno conosceva e che, dopo l'attentato del 7 gennaio 2015 è diventato il simbolo globale della libertà d'espressione contro l'oscurantismo integralista: «Je suis Charlie» era il grido corale di quel movimento spontaneo. Almeno fino a quando il bersaglio della satira erano gli "altri", specie se musulmani, brutti, sporchi e cattivi. Ora che le grossolane penne dei disegnatori toccano le tragedie di casa nostra, nessuno si sente più Charlie. Tralasciando le deliranti gesticolazioni del "popolo del web" con tutto il bieco campionario di insulti, minacce di morte e invettive razziste contro «i francesi di merda», lascia basiti la reazione della politica che ha trasformato una vignetta scadente e intrisa di cliché in un surreale caso diplomatico.Interviene Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), interviene Iori (Pd), interviene Calderoli (Lega), Savino (Forza Italia), poi il presidente della regione Lazio Zingaretti, il vescovo di Rieti. Il più infuriato di tutti è il piddino Anzaldi, il quale chiede le scuse ufficiali della Francia al nostro paese. La cosa incredibile è che dopo alcune ore le scuse arrivano davvero; ecco il comunicato dell'ambasciata che puntualizza: «Il disegno non rappresenta assolutamente la posizione della Francia». Sembra una gag, ma è tutto vero, un governo che si sente obbligato a dissociarsi da un disegno apparso su un giornale satirico la dice lunga sul clima di follia in cui viviamo. Un po' come quando si chiede ai "musulmani moderati" di dissociarsi dagli attentati jihadisti, questo appello continuo a dissociarsi da ciò che non si è, a dissociarsi dagli altri è in fondo lo specchio lucente della dissociazione collettiva che vive la cosiddetta opinione pubblica. La grottesca vicenda del burquini sulle spiagge della Costa Azzurra è un altro esempio di questa caccia ai fantasmi in cui tutto si confonde e si intreccia e in cui la politica si sente autorizzata ridisegnare continuamente il perimetro delle libertà individuali, sopraffatta e mandata in confusione dalla pesantezza di simboli che non riesce nemmeno a comprendere.Invocare il buon gusto, il rispetto, il tatto, la delicatezza a un giornale che da quando è nato della mancanza di rispetto verso tutto e tutti ha fatto la sua cifra stilistica non ha alcun senso. E lo ha ancora meno che a farlo siano deputati della repubblica e governatori regionali, gli stessi che fino a ieri erano Charlie. Insomma la satira va bene, ma solo quando è lontana dal nostro giardino di casa.Da notare, poi, che il più celebre sito satirico italiano, spinoza. it, commentava così la strage di Nizza del 14 luglio scorso: «Camion sulla folla dopo i fuochi d'artificio. Francia colpita nuovamente ai supplementari».