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La prefettura di Palermo ha riunito il tavolo di crisi per l'ondata di calore e l'inferno di fuoco scatenatisi in provincia di Palermo. Si fa il punto della situazione e degli interventi resi difficoltosi dall'ampio fronte del fuoco che sta devastando le Madonie e protrattosi fino a Cefalù, alimentato dal forte vento di Scirocco che per ore ha impedito ai canadair di agire. In campo decine di squadre dei vigili del fuoco, del corpo forestale e della Protezione civile. Evacuati, asili, scuole, case, alberghi, imprese agricole. Una sessantina di intossicati, tra anziani e soprattutto bambini, quasi tutti di un asilo delle Madonie, condotti in ospedale, ma le cui condizioni non sono gravi. Chiusa la statale 113, tra Lascari e Cafalù, e l'autostrada Messina-Palermo, in entrambe le carreggiate tra gli svincoli di Buonfornello e Castelbuono. Panico tra i residenti e molti si sono riversati in strada, come a Gratteri, Lascari e Monreale. Ma il consiglio, in assenza di minacce prossime, è di rimanere in casa sigillando le finestre. Ed è entrato in funzione il "Piano emergenza caldo" dell'Asp di Palermo. Gli interventi previsti sono rivolti, soprattutto, alle categorie maggiormente a rischio in occasioni delle ondate di calore, e cioè i bambini fino a 4 anni di età ed agli anziani. "In considerazione delle alte temperature previste in giornata - ha spiegato il direttore generale dell'Asp, Antonio Candela - abbiamo anticipato di 15 giorni l'entrata in funzione del Piano sull'emergenza caldo. Già da ieri abbiamo allertato i Pronto soccorso di città e provincia ed attivato l'unità di crisi aziendale che sta monitorando l'andamento della situazione". L'Asp ha, già provveduto a trasmettere (su supporto informatico) ai medici di medicina generale l'elenco elaborato dall'assessorato alla Salute dei soggetti fragili. Predisposto un "servizio di allerta" per gli anziani già in assistenza domiciliare integrata e per i pazienti "fragili" segnalati direttamente dai medici di medicina generale ad una 'Centrale operativà. In pratica, i medici di famiglia dopo avere visitato il paziente, potranno allertare direttamente la 'Centrale operativa del serviziò per richiedere, qualora ve ne fosse bisogno, l'impiego di infermieri professionali per terapie di reidratazione urgente a domicilio.