PHOTO
Cè un aria di déjà vu nel feroce scontro sociale che divampa nelle città francesi dove la contestazione alla Loi travail sta toccando livelli daltri tempi. Scioperi a oltranza, picchetti, blocchi stradali, manifestazioni di piazza, violenze incrociate, arresti e ferimenti. Qualcosa che, seppur in tono minore, ricorda il conflitto senza quartiere del 1984 tra la conservatrice Margaret Thatcher e Arthur Scargrill, il granitico leader dei minatori dello Yorkshire.Da una parte della barricata Philippe Martinez, il baffuto segretario generale dalla Cgt (il più grande sindacato transalpino), dallaltra il premier socialista Valls: entrambi decisi a darsi battaglia fino alla capitolazione dellavversario, con nessuna mediazione possibile. Entrambi alla guida di «due fronti moribondi», come scrive il quotidiano Le Monde, che fa notare come il governo socialista non abbia più alcuna credibilità nel paese. E quanto il movimento sindacale rappresenti ormai una piccola minoranza assediata nel mondo del lavoro francese. Non è un caso che due soggetti in difficoltà provino a raccogliere consensi radicalizzando il conflitto, per questioni di sopravvivenza ma anche identitarie, a cominciare dal linguaggio utilizzato. Così i manifestanti vengono paragonati dal governo a dei «terroristi» che «prendono in ostaggio» la Francia (similitudine davvero di cattivo gusto a sei mesi dai fatti drammatici del Bataclan) mentre il presidente Hollande e il suo protetto Valls diventano i responsabili di un «massacro sociale» e dei «servi del Fondo Monetario Internazionale. Sulla stessa falsariga Scargrill paragonò Thatcher a un «dittatore sudamericano», mentre Maggie liquidò gli scioperanti con un termine sprezzante: mob, che nello slang britannico è sinonimo sia di plebaglia che di gangster.Sappiamo bene come andò a finire lo scontro oltremanica, la sconfitta bruciante della National Union of Mineworkers (Num) dopo un anno di scioperi indetti peraltro senza consultare tutta la base, consegnò Britannia nelle braccia del liberismo. La lady di ferro, vincitrice della guerra delle Falkland contro la giunta militare argentina ottenne lo scalpo simbolico di Scargrill che dieci anni prima era riuscito a far cadere il governo del conservatore Edward Heath. Nonostante lesito favorevole allesecutivo, è stata una contesa tra giganti, tra due mondi che nei paesaggi già post-industrializzati della perfida Albione trovarono lultimo, apocalittico campo di battaglia. La brutalità della polizia (nei 12 mesi di mobilitazioni persero la vita due minatori e tre giovani manifestanti) è stata la rappresentazione fisica di un bagno di sangue avvenuto a livello politico-economico, in cui la vecchia working class ha dovuto soccombere al vento gelido della nuova economia, travolta dalla cavalcata degli yuppies e dallonda durto dei rampanti anni 80.Quel che accade in Francia, al di là delle toccanti analogie, sembra però una variante fuori tempo massimo e un regolamento di conti interno alla gauche. Almeno nominalmente. Una sinistra liberale al potere che impone le sue riforme in nome di una fantomatica modernità, contro una sinistra sociale in crisi di rappresentanza che tenta di sopravvivere attraverso le mobilitazioni.Come osserva il notista politico Claude Askolovitch: «Sia Vals che Martinez sono gli interpreti di una lotta antica, da un lato il premier con il suo ideologico modernismo per rompere con la zavorra marxista, dallaltro il capo di un sindacato minoritario e in cerca di visibilità che si sta impatanando nella sua stessa intransigenza».