È un bollettino. Con molti numeri. E le interpretazioni sono tanto libere quanto fallaci. Eppure c’è un dato giustamente messo in evidenza dalla Protezione civile, che poco fa ha diffuso le statistiche del giorno: i decessi per covid-19 registrati nella giornata di oggi sono 260, e si tratta del dato più basso dallo scorso 14 marzo, quando si contarono 175 persone uccise dal virus. Ogni vittima è una tragedia. Ma quel dato va considerato proprio per capire se potrà diminuire ancora, e se col passare dei giorni potremo piangere meno morti. E forse è così. Non solo a voler considerare il calo dei decessi, molto significativo visto che solo ieri erano stati 415. Vanno osservati in chiave forse incoraggiante sul piano epidemiologico anche alcuni numeri in apparenza sconfortanti. Ad esempio i guariti: a fronte dei 2.622 di ieri, oggi sono stati molti di meno, 1.808. Il che potrebbe voler dire che, visto il minor numero di vittime, se pure il virus non  intende andarsene, la tendenza epidemiologica vede rafforzarsi la capacità soggettiva di resistergli. L’impressione sembra poter essere avvalorata anche dal calo dei ricoveri, 161 in meno rispetto a ieri, e dall’ancora più importante diminuzione dei malati di covid in terapia intensiva: meno 93. Che il virus continui a circolare, a pervadere le vite degli italiani, è avvalorato certamente dal numero di nuovi casi, quasi identico a quello registrato ieri: 2.324, sabato erano stati 2.357. È appunto l’effetto clinico che cambia: meno ricoverati, meno intubati, meno vittime, meno guariti, più persone in isolamento domiciliare rispetto alle 24 ore precedenti. La Protezione civile segnala infatti che il virus impone l’isolamento di 82.722 persone contagiate, 560 in più di ieri, sabato, quando per la prima volta era stata registrata una diminuzione. Oggi sono stati effettuati meno tamponi di ieri: 49.916 contro gli oltre 65mila delle ventiquattr’ore precedenti. In percentuale, dunque, i contagiati sono in realtà in aumento. Ma proprio tale oggettiva e concreta realtà mostra un calo di potenza mortale del virus, visto che vittime, ricoverati e persone in terapia intensiva sono in calo. L’Italia che resiste è anche una categoria epidemiologica. E mai come adesso la reazione alla malattia va preservata sul piano delle cautele sociali.