Il salto evolutivo è compiuto: da oggi la responsabilità politica diventa responsabilità penale. L'artefice di questa scalata darwiniana è Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro e pm venerato dall'antimafia da sfilata. Lo stesso che ha in programma di "smontare la Calabria come un trenino lego", magari a suon di inchieste e di galera. E' infatti notizia di qualche giorno fa la decisione di Gratteri di aprire un’indagine sulla gestione dell'emergenza sanitaria in Calabria. Per ora il fascicolo è senza ipotesi di reato e senza indagati - ovviamente- ma il procuratore, evidentemente, confida nel fatto che qualcosa, prima o poi,  magari a suon di intercettazioni, uscirà fuori. Giusto il  necessario per imbastire un'inchiesta, fare una conferenza stampa ed evitare l'archiviazione. Niente di più. Perché è chiaro che se un giudice decidesse di sdoganare un reato del genere, allora finirebbe in galera metà abbondante del personale politico italiano. E forse non solo italiano. Se davvero una giuria decidesse che la mancata realizzazione di un programma politico fosse reato, allora le patrie galere diverrebbero le succursali di parlamenti e consigli regionali. Tanto per esser chiari: la mancata realizzazione di un piano anticovid in Calabria è una cosa che grida vendetta. Ma trasformare questo gravissimo errore in un reato significa espropriare la politica del suo potere e i cittadini del diritto di scegliere la classe politica che vuole. Anche quella più inadeguata e sgangherata. Saranno sempre loro, i cittadini, a punirli con il voto e non le procure con le manette. E se il procuratore Gratteri ha voglia di smontare la Calabria, allora svesta la toga e chieda il permesso al popolo sovrano. Sempre che poi non trovi un procuratore troppo zelante...