«Si sta creando un tappo che rischia di paralizzare per molti mesi il sistema giustizia del Paese», afferma lavvocato Angelo Proserpio, presidente dellUnione lombarda degli Ordini forensi (Ulof) e presidente dellOrdine degli avvocati di Busto Arsizio (VA). Il tema, soprattutto nel settore civile, riguarda limpossibilità per il personale amministrativo, ad iniziare dai cancellieri, di lavorare da remoto.Un handicap che vanifica tutte le opportunità, a proposito del lavoro a distanza, offerte dal processo civile telematico. «I cancellieri non stanno accedendo ai registri del Pct in questo periodo in cui lo smart working sarebbe invece obbligatorio per tutti», sottolinea lavvocato Proserpio, facendosi portavoce delle difficoltà che incontrano ogni giorno i suoi colleghi. «Al Ministero della giustizia - aggiunge - non hanno considerato questo fondamentale aspetto, creando un gravissimo disservizio».I registri sono diversi: cè quello dei decreti ingiuntivi, quello dei ricorsi durgenza, o quello degli accertamenti tecnici. Senza il loro costante aggiornamento ai magistrati è impedito anche il deposito delle sentenze già scritte. Praticamente, la paralisi. «Da via Arenula hanno fatto sapere che ci sono due questioni tecniche da affrontare per il personale amministrativo: una legata al sofware ed una allhardware», spiega Proserpio, ricordando che largomento non tocca i magistrati, da anni abilitati al lavoro da remoto. Al personale amministrativo, a differenza dei magistrati, non è mai stato fornito un un pc con cui poter lavorare anche fuori dallufficio. Ma se anche qualcuno volesse utilizzare il proprio, sarebbe tutto inutile in quanto per motivi di sicurezza ai cancellieri vengono da sempre negate le credenziali per laccesso alla rete della giustizia dal proprio domicilio.Per agevolare il lavoro da remoto, il dl Cura Italia, considerata lemergenza Covid-19, ha previsto che possano essere superare i paletti vigenti fissati nel 2017 in tema di sicurezza delle reti. Ipotesi ad oggi non presa in considerazione dal Ministero della giustizia.Gli amministrativi sono a casa da ormai quasi due mesi. Possono recarsi in Tribunale solo per svolgere attività di presidio, cioè attività essenziali. «Sarebbe auspicabile che, con il rispetto del distanziamento sociale e delle dovute cautele, lattività del personale amministrativo non si limitasse al mero presidio della cancelleria. Le numerose Linee guida dei dirigenti degli uffici, sulla base della delibera del Csm, sono state molto modificate in queste settimane anche su sollecitazione di noi avvocati», ricorda Proserpio. «Qualche passo in avanti è stato fatto, dato che inizialmente i presidenti dei Tribunali avevano vietato praticamente tutto, anche il solo deposito delle cause ritenute non urgenti: siamo riusciti ad apportare cambiamenti notevoli, garantendo ad esempio la liquidazione delle spese per il gratuito patrocinio».«Quando avverrà la riapertura dei Tribunali dopo questo periodo di sospensione si creerà lo stesso ingorgo che si avrà per andare dal parrucchiere», si lascia andare Proserpio: «Senza urgenti correttivi, infatti, si verificherà la formazione di un tale arretrato di procedimenti che bloccherà subito il riavvio delle attività giudiziarie. Da un lato bisognerà smaltire il grande numero di udienze che si stanno differendo in questo periodo, dallaltro ci troveremo nellimpossibilità di celebrarne proprio per la mancata annotazione dei provvedimenti dei giudici o degli avvocati sui registri». «Il Ministro deve affrontare quanto prima questa questione», lauspicio finale del presidente Proserpio.