Mouhcine Fikri come Mohamed Bouazizi? Il Marocco del 2016 come la Tunisia del 2011? Il Nord Africa osserva con attenzione quanto sta succedendo nel più occidentale fra i Paesi arabi, dove una serie di manifestazioni nelle principali città sta attirando una folla che non si vedeva dagli anni '80.L'episodio scatenante è stata la morte di Fikri, pescatore berbero trentunenne di Hoceima, città dell'altopiano del Rif, zona dove vive la minoranza berbera e famosa per la povertà e il traffico di armi e droga. Venerdì scorso la polizia aveva fermato Fikri con circa 500 chilogrammi di pesce spada, la cui pesca è vietata in questo periodo dell'anno. Quando si è visto sequestrare il pesce, unica sua fonte di reddito, Fikri e quattro amici che si trovavano con lui si sono buttati sul cassone del camion della nettezza urbana per impedirne la distruzione. Il compattatore però è entrato in funzione e il pescatore non è riuscito a saltare fuori in tempo, a differenza dei suoi amici. La terribile morte del pescatore, con tanto di video, ha subito fatto il giro del web e manifestazioni di solidarietà e di protesta si sono tenute a Hoceima e in altri villaggi del Rif, ma anche - e questa è una novità - a Casablanca e nella capitale Rabat. Al grido di «libertà, uguaglianza e giustizia sociale» giovani marocchini hanno accusato la polizia di violenza indiscriminata e hanno contestato governo e monarchia per il loro silenzio. Domenica una folla oceanica ha accompagnato il feretro di Fikri al funerale e altre riunioni di piazza hanno avuto luogo lunedì. I sindacati e il Movimento 20 Febbraio, nato sull'onda delle rivoluzioni del 2011 e subito represso dalla polizia, stanno animando la protesta in oltre venti città del Marocco e hanno indetto per oggi una manifestazione nazionale.Nel frattempo il governo sta cercando di correre ai ripari. Ieri sono state arrestate undici persone, «coinvolte a vario titolo» nell'accaduto. Fra loro figurano due funzionari del ministero dell'interno, due responsabili locali per la pesca e un veterinario.Secondo le indagini, Fikri avrebbe comprato il pesce al mercato nero e sarebbe stato subito fermato dagli ufficiali che hanno sequestrato la merce, ritenuta fra l'altro «non commerciabile» dal veterinario. A quel punto però le autorità non hanno sezionato il pesce per portarlo via ma hanno ordinato di distruggerlo, cosa che equivale a distruggere «documenti pubblici». Probabilmente, come spesso succede, gli ufficiali hanno chiesto del denaro a Fikri per far finta di niente. Il pescatore però, poverissimo come gran parte dei berberi, non ha potuto pagare la mazzetta e ha optato per il tentativo estremo che gli è costato la vita. Questa è la ricostruzione delle autorità che scagiona del tutto la polizia, mentre secondo gli attivisti nel video dell'accaduto si sentirebbe chiaramente una voce urlare «t'han mo», che nella lingua locale significa «schiaccialo», rivolto all'autista del camioncino che avrebbe azionato il compattatore.In attesa di conoscere per intero la verità c'è da capire se la morte di Fikri avrà lo stesso impatto di quella di Bouazizi, il commerciante tunisino che si dette fuoco quando la polizia sequestrò la sua merce. La zona del Rif, dove sono forti le spinte indipendentiste, è stata scossa da moti di protesta più volte nel corso del '900. Questa volta però insieme ai berberi ci sono i sindacati e moltissimi giovani che cinque anni fa avevano già imboccato la strada delle proteste di piazza.A differenza dei Paesi confinanti in Marocco c'è una monarchia più o meno amata dalla popolazione, l'economia viaggia su binari decisamente migliori e le elezioni, come le ultime tenute meno di un mese fa, si svolgono democraticamente. Tutto questo non basta a pareggiare il crescente malcontento per la diffusa corruzione del ceto dirigente, per i modi brutali e impuniti di polizia ed esercito e soprattutto per il divario sempre maggiore fra ricchi e poveri. Sta a re Mohamed VI capire in anticipo quale direzione sta prendendo il suo popolo.