È una storia tremenda quella di Lola, 12 anni, ritrovata senza vita in un baule di plastica all’esterno del palazzo in cui viveva con la famiglia, nel 19esimo arrondissement di Parigi. Una storia di degrado e crudeltà, uno di quei fatti di cronaca nera in grado di scuotere la coscienza civile di una nazione che improvvisamente si specchia nel male assoluto o forse semplicemente nella follia. Ma anche di alimentare una macabra danza politica intorno al corpo della vittima come sta facendo l’estrema destra d’oltralpe, da Marine Le Pen a Eric Zemmour, scesi in piazza per chiedere l’espulsione di tutti gli stranieri irregolari attaccando il “lassismo” del presidente Macron e così via.

A uccidere Lola è stata infatti una ragazza algerina che aveva a carico un procedimento di espulsione dal territorio francese. Lo scorso 21 agosto aveva tentato di passare senza biglietto la zona di imbarco dell’aeroporto parigino di Orly, gli agenti che l’avevano identificata si erano accorti che il suo permesso di soggiorno per studenti era scaduto. Avrebbe dovuto lasciare la Francia entro il 21 settembre. Invece ha chiesto ospitalità alla sorella che risiede nell’edificio della famiglia di Lola.

A completare il quadro la personalità disturbata e borderline di Dahbia Benkired: «Queste foto non mi fanno né caldo né freddo», avrebbe detto ai poliziotti che prima di arrestarla le avevano mostrato le immagini del cadavere straziato della bambina. La 24enne non ha avuto alcun problema a confessare l’omicidio, raccontando i raggelanti particolari ai magistrati con una totale mancanza di empatia e con racconti a volte molto dettagliati, a volte confusi e contraddittori. A incastrarla le telecamere di videosorveglianza, controllate direttamente dal padre di Lola che lavora come portiere del condominio.

Sono le 15,30 del 14 ottobre, Dahbia entra nel palazzo seguita dalla bambina e si dirige al sesto piano, nell’appartamento della sorella che in quel momento non è in casa. Alle 23.30 il cadavere viene ritrovato da un senza tetto che chiama immediatamente la polizia. Benikred ha raccontato di aver avuto un «approccio sessuale» con Lola, di averla condotta in casa, uccisa e poi nascosta nel baule. Avrebbe poi chiamato un amico di nome Rachid per farsi aiutare a trasportarlo fuori Parigi, per motivi che non ha spiegato sarebbe poi ritornata indietro.

Ma la sorella, ignara di tutto, si è rifiutata di farla salire in casa. A quel punto ha abbandonato il baule davanti al portone e se n’è andata. Rachid invece è indagato per occultamento di cadavere ma il suo avvocato fa sapere che non conosceva affatto il contenuto del baule e che a riportare Dahbia a Parigi era stato un autista chiamato da lui. L’autopsia ha stabilito che la morte è avvenuta per asfissia, (Lola aveva un nastro adesivo sulla bocca) ma il corpo è stato sfigurato da decine di colpi di coltello e di forbici inferti tutti dopo il decesso.

Lasciano sconvolti la violenza e la gratuità del crimine, commesso senza alcun movente, probabilmente senza premeditazione e in circostanze fortuite. Dahbia Benkired è accusata di reati gravissimi: omicidio di minore di 15 anni, stupro con atti di barbarie e tortura.

Il suo profilo psichico sembra avere diversi tratti patologici. Arrivata in Francia nel 2016 per iscriversi all’università, ha perduto in pochi anni entrambi i genitori e «ha iniziato a perdersi» come spiega a Le Monde un suo amico. Depressioni improvvise e comportamenti instabili e «deliranti», con l’ossessione quotidiana di Tik Tok dove pubblicava centinaia di video in modo compulsivo. Senza dubbio la difesa punterà sull’infermità mentale e sull’incapacità di intendere e di volere della giovane al momento di commettere le efferate violenze. E i media seguiranno il caso con grande attenzione. Di fronte a un fatto così grave e assurdo la politica dovrebbe avere il buon gusto fare un passo indietro, ma l’atroce morte di Lola sta servendo da pretesto per una nuova campagna contro gli immigrati, specialmente di religione musulmana.

La destra radicale e identitaria ha organizzato in questi giorni decine di manifestazioni e fiaccolate in cui il volto di Lola campeggiava sotto striscioni branditi da persone che gridavano osceni slogan razzisti. Eric Zemmour è arrivato a sostenere che si tratta di «un atto razziale contro la nostra civiltà. Il popolare conduttore televisivo Cyril Hanounaha han invece tuonato in diretta: «Il processo deve durare poche ore e finire con l’ergastolo. Non ci sono discussioni su questo». L’intervento che rende l’idea del clima giustizialista che si respira oltre la Alpi ha fatto infuriare il gaurdasigilli Eric Dupond Moretti: «È una concezione medievale della giustizia e dello Stato di diritto. Siamo davvero caduti in basso».