Una nuova vicenda giudiziaria coinvolge la famiglia del premier Matteo Renzi. Dopo le indagini dei mesi scorsi che hanno riguardato il padre, Tiziano, colpito dall’accusa di bancarotta per il fallimento della Chil Post, infatti, ora è la volta del marito della sorella del premier. A Rignano sull’Arno si è presentata la Guardia di Finanza a casa della signora Matilde, sorella di Matteo, per perquisire l’abitazione in virtù delle indagini in corso riguardo il marito, il trentacinquenne Andrea Conticini. L’accusa, a quanto pare, sarebbe di riciclaggio per operazioni sospette effettuate con i soldi di varie associazioni umanitarie. Assieme ad Andrea risultano indagati anche il gemello Luca e l’altro fratello Alessandro, di 40 anni. Per loro due l’accusa è di appropriazione indebita.Le indagini sono svolte dai Pubblici ministeri Luca Turco e Giuseppina Mione. In sostanza secondo l’accusa, sul conto corrente di Conticini, a suo tempo direttore della sede ell’Unicef ad Addis Abeba, in Etiopia, sarebbero confluite somme riguardanti anche un’altra associazione, la Operation Usa, che si occupa di supporto ai Paesi in via di sviluppo, «in assenza - ipotizzano i magistrati - di idonea causale». Una parte o l’intero ammontare dei fondi «umanitari» sarebbero state affidate dai fratelli ad Andrea, il quale li avrebbe a sua volta usati per acquistare quote di una società. Denaro che, secondo gli inquirenti, sarebbero «provento di reato».Secondo le carte giudiziarie, si tratterebbe di una operazione internazionale per un ammontare complessivo di centinaia di migliaia di euro che avrebbe sollevato sospetti da parte della Banca d’Italia. L’ex istituto di emissione avrebbe a sua volta interessato dei movimenti di denaro la procura fiorentina.Il risultato è l’apertura di una fascicolo con l’iscrizione nel registro degli indagati dei tre fratelli Conticini. Poche sere fa scattano le perquisizioni ad opera della Guardia di Finanza per acquisire documenti o altro materiale probante: alcuni personal computer sono stati infatti sequestrati. Gli avvocati degli indagati minimizzano mettendo in forse in radice la sostenibilità dell’accusa. L’operazione di Andrea Conticini finita sotto la lente d’ingrandimento dei pm Mione e Turco risalirebbe al 2011 – cioè quando Matteo Renzi era «soltanto» il sindaco di Firenze – ma l’appropriazione indebita a carico degli altri Conticini, secondo la ricostruzione dei magistrati, sarebbe proseguita fino al gennaio del 2015.La nuova tegola giudiziaria si abbatte sul presidente del Consiglio in momento particolarmente delicato della sua attività politica. Subito dopo l’estate, infatti, si svolgerà il referendum costituzionale che Renzi stesso ha indicato come una sorta di Rubicone: in caso di sconfitta il premier ha già annunciato la volontà di dimettersi da capo del governo e, addirittura, di lasciare l’attività politica in toto. Sempre in queste settimane, palazzo Chigi è anche impegnato nella delicata trattativa su una possibile revisione della legge elettorale, che però trova Renzi assai riluttante. Senza dimenticare il decisivo confronto con con i partner europei per la salvaguardia delle banche italiane.