Miglioramenti generali e soluzione per gli internati in 41 bis del carcere de L’Aquila. A breve ci saranno due importanti iniziative per il regime duro. Come già anticipato da Il Dubbio, presto verrà trasmessa una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che punterà a uniformare l’applicazione del 41 bis per tutti i 13 istituti penitenziari che ospitano la detenzione dura. Tale circolare si prefigge di raggiungere una piena funzionalità del regime nel corretto bilanciamento degli interessi connessi alla sicurezza penitenziaria ed alla dignità del detenuto, titolare di diritti soggettivi che non devono venire meno per effetto della sottoposizione al regime speciale, con l’esclusione di ogni disposizione che possa essere interpretata come inutilmente afflittiva. L’uniformità di metodo, oltre ad implementare le buone prassi nel rispetto dei diritti inviolabili dei detenuti, consentirà di fornire risposte univoche alle richieste di intervento della Magistratura di Sorveglianza. Come ha già anti- cipato la relazione del ministero della Giustizia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017, inoltre, per migliorare l’organizzazione amministrativa e operativa dello speciale regime cui sono sottoposti tali detenuti, nei prossimi programmi formativi sarà inserito un apposito corso per il personale funzionalmente dipendente dal Gom - deputato al servizio di custodia di tale tipologia di detenuti - finalizzato a fornire un’istruzione propedeutica alla operatività e un approccio uniforme alla gestione del servizio. Sul piano delle garanzie di sicurezza - vista la peculiarità dei soggetti affidati al Gom e l’intrinseco alto livello di esposizione al rischio per un’adeguata tutela degli operatori, anche in linea con il piano nazionale anticorruzione, si è provveduto alla costante movimentazione del personale fra i vari reparti.

L’altra notizia riguarda la situazione dei sei internati al carcere di L’Aquila in 41 bis. C’è una differenza tra “detenuti” e “internati”. Il detenuto è colui o colei che si trova in carcere in stato di custodia cautelare o in stato di esecuzione penale, mentre per “internato” s’intende colui o colei che è sottoposto all’esecuzione delle misure di sicurezza detentive come la colonia agricola, casa di lavoro e la residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza ( Rems). Cosa accade per gli internati in “casa lavoro”? Prendiamo, appunto, come esempio il carcere di L’Aquila. In questa struttura vengono ' parcheggiati' ex- detenuti che hanno già scontato una pena, ma ai quali il magistrato ha applicato un’ulteriore misura di sicurezza perché considerati socialmente pericolosi. Tali misure di sicurezza hanno l’obbligo del lavoro come mezzo per arrivare al reinserimento sociale, ma, nella realtà, lavoro non ce n’è. Così i periodi di internamento post carcere diventano a tutti gli effetti misure di sicurezza senza date finali certe e il giudice di sorveglianza può prorogarli finché non ritenga cessata la pericolosità sociale. In sostanza senza lavoro non c’è reinserimento sociale e di conseguenza non c’è fine della pena. E questo riguarda 6 internati in regime di 41 bis al carcere de L’Aquila. La situazione era stata denunciata dall’esponente radicale Rita Bernardini con una lettera rivolta al capo del Dap Santi Consolo. «Visitai l’istituto la scorsa Pasqua – denunciò l’esponente del Partito Radicale - e rimasi basita. Vi trovai 5 internati letteralmente ristretti nel regime di carcere duro. Chiesi a uno di loro quale fosse il suo lavoro attraverso il quale avrebbe dovuto rieducarsi e mi risposte che faceva lo scopino per 5 minuti al giorno; uno che faceva il “portavitto” mi chiese “come faccio a dimostrare che non sono più pericoloso? ». Il Dap finalmente ha accolto la denuncia. Roberto Calogero Piscitello, dirigente della direzione generale detenuti e trattamento, ha riferito a Il Dubbio che stanno predisponendo un trasferimento verso un altro istituto penitenziario che sarà attrezzato per questa funzione rieducativa.