Ci sono voluti pochi secondi per cancellare all’istante le esistenze di circa 80mila abitanti di Hiroshima. Nei mesi successivi morirono oltre 150mila persone. Questi numeri sono comunque approssimativi. La bomba atomica ( all’uranio), denominata “Little boy”, fu sganciata sulla città giapponese alle 8.15 del 6 agosto 1945 dal quadrimotore B- 29 Enola Gay dell’aviazione statunitense, pilotato dal ventinovenne Paul Tibbets. Ottanta anni fa venne scritta un’altra pagina tristissima della storia, con l’inizio dell’era atomica che ha cambiato il mondo.

Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, la tragedia si ripeterà a Nagasaki con il lancio della bomba denominata “Fat man”, questa volta al plutonio. Un’altra ecatombe che segnò la definitiva resa del Giappone e la fine della Seconda Guerra mondiale.

Il primo test della bomba atomica, al quale gli scienziati diedero il nome “Trinity”, avvenne venti giorni prima dell’apocalisse di Hiroshima nel poligono statunitense di Alamogordo, a Los Alamos nel Nuovo Messico, nell’ambito del “Progetto Manhattan”. A seguito dell’esperimento, il direttore del laboratorio di Los Alamos, Robert Oppenheimer, scrisse questi versi: «Dopo il primo lampo, bianco come latte bollente, occhi sbiancati si offuscano nelle orbite e brancolano verso la vista mortale, mero fuoco che ribolle nell’aria carbonizzata.

Il vento solleva un mantello di polvere del deserto in ondate e pieghe che si scrollano sulle spalle scarlatte di fiamma. Una forma malconcia si erge lentamente. Sono diventato morte, distruttore di mondi». È l’inizio di una nuova epoca per l’umanità.

La ricostruzione post- bellica e la guerra fredda non hanno fatto dimenticare la distruzione provocata in Giappone con l’utilizzo dell’arma nucleare, la cui minaccia da diversi decenni è uno strumento di dissuasione fra alcune potenze pronte a scontrarsi. Negli anni si è raggiunta una sorta di equilibrio, lo “stallo nucleare”, su scala globale che tacitamente si è deciso di preservare per non arrivare ad un punto di non ritorno.

La minaccia dell’arma nucleare, anche di tipo tattico, è emersa prepotentemente nella guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina da parte della Russia. In più occasioni Vladimir Putin ha agitato lo spauracchio delle armi nucleari per dimostrare quanto sia ben dotato l’arsenale della Federazione Russa.

Negli ultimi giorni la comunità internazionale è di nuovo con il fiato sospeso a causa dello scontro a distanza tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedv. Il capo della Casa Bianca ha deciso di spostare due sottomarini nucleari vicino alla Russia.

Ma com’è cambiato il mondo dopo i fatti del 1945? Sono trascorsi 55 anni dall’entrata in vigore del “Trattato di non proliferazione delle armi nucleari” ( Tnp), che mira anche ad incoraggiare il disarmo, e quattro anni dall’entrata in vigore del “Trattato sulla proibizione delle armi nucleari” ( Tpnw).

A distanza di tempo però le ombre sul futuro dell’umanità continuano, purtroppo, ad incombere. Il preambolo del Tpnw stabilisce che qualsiasi uso di armi nucleari sarebbe “abominevole” e in contrasto con i principi volti a difendere l’esistenza dell’umanità e i dettami della coscienza pubblica.

Nel 1996 la Corte internazionale di giustizia, con un parere consultivo in materia di armi nucleari, ha affermato che «se un uso previsto di armi non soddisfa i requisiti del diritto umanitario», anche una minaccia di impegnarsi ad un tale uso sarebbe contraria al diritto umanitario. I giudici dell’Aia hanno affermato che «la minaccia o l’uso di armi nucleari sarebbe generalmente contraria alle norme del diritto internazionale applicabile nei conflitti armati e, in particolare, ai principi e alle norme del diritto umanitario».

Lo Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale non contempla esplicitamente l’uso di armi nucleari, a differenza di altri tipi di armi di distruzione di massa, vale a dire le armi chimiche e le armi biologiche. L’uso di queste ultime è considerato un crimine di guerra dall’articolo 8 ( b). Considerato il potere distruttivo delle armi nucleari e le conseguenze catastrofiche che ne derivano, il loro uso costituirebbe per analogia un crimine di guerra ai sensi di diverse disposizioni contenute proprio nell’articolo 8. Si pensi al caso di un attacco intenzionale, sapendo che causerà «perdite di vite umane o lesioni accidentali ai civili o danni a beni civili o danni diffusi, a lungo termine e gravi, all’ambiente naturale che sarebbero chiaramente eccessivi in relazione al concreto e diretto vantaggio militare complessivo previsto».

Il regime giuridico internazionale sulle armi di distruzione di massa ha subito modifiche, recepite dagli Stati parte dello Statuto di Roma. Con l’entrata in vigore nel 2021 del Tpnw le armi nucleari sono proibite dal diritto internazionale e poste sullo stesso piano delle armi chimiche e biologiche. Una evoluzione giuridica che renderebbe la legge internazionale più efficace a ottant’anni dalle esplosioni in Giappone.

Terumi Tanaka, sopravvissuto al bombardamento atomico di Nagasaki, è il co- presidente di “Nihon Hidankyo”, organizzazione che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2024. «Ci sono ancora – ha detto nella cerimonia di consegna del Nobel – 4mila testate nucleari, pronte per essere subito lanciate. Ciò significa che potrebbero verificarsi immediatamente danni centinaia o migliaia di volte maggiori di quelli di Hiroshima e Nagasaki. Chiunque di voi potrebbe diventare vittima o carnefice, in qualsiasi momento».