Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha firmato una legge che interrompe le normali relazioni commerciali con Mosca e un disegno di legge che vieta le importazioni di petrolio dalla Russia. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota secondo quanto riporta The Hill. Il provvedimento firmato da Biden interrompe le normali relazioni commerciali anche con la Bielorussia. La legge consente a Biden di imporre tariffe più elevate sulle importazioni russe e punta a soffocare ulteriormente l'economia russa, che è già stata duramente colpita dalle sanzioni internazionali a causa della guerra in Ucraina. La discussione sull’embargo al petrolio russo, invece, non sarà sul tavolo dei ministri degli Esteri che si riuniranno lunedì a Lussemburgo, uno slittamento che non corrisponde all’annuncio fatto dalla Commissione stessa. E il motivo è molto semplice: l’unanimità è così lontana che i tempi non sono ancora maturi nemmeno per il dibattito. D’altronde già ottenere il via libera per il quinto pacchetto di sanzioni, che comprende l’embargo al carbone dalla Russia, non è stato facile. Alcuni Paesi, Germania in particolare, hanno premuto per (e ottenuto) una deroga di quattro mesi per i contratti già in essere. In sostanza il carbone comprato oggi da Mosca (prima della pubblicazione del pacchetto in Gazzetta)si potrà ancora importare fino ad agosto. L’Unione che aveva fatto della propria «unità» il punto di forza per soffocare economicamente Mosca ora rischia di scivolare sul petrolio. La divisione è sia interna, ai Ventisette, che tra Commissione e Consiglio. Ieri la presidente Ursula von der Leyen e il suo vice, l’Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, avevano detto chiaramente che il dibattito sul greggio sarebbe stato questione «di ore». «L’embargo sul petrolio prima o poi arriverà, spero prima. Ne parleremo lunedì alla riunione dei ministri degli Esteri», aveva assicurato Borrell al suo arrivo alla ministeriale della Nato. Ma così non sarà. Un alto funzionario che lavora proprio alla preparazione della riunione di lunedì ha più volte sottolineato che «il petrolio non sarà all’ordine del giorno». «Un embargo al petrolio richiede l’unanimità tra gli Stati membri e sappiamo tutti quanto ne siamo tutti dipendenti», ha spiegato. «Quindi è una questione tecnicamente e politicamente complicata. Permettetemi di essere estremamente chiaro su questo», ha ribadito.