«Stefano Graziano non è un camorrista: è questa la notizia». L’avvocato Antonio Villani, difensore insieme al collega Michele Cerabona del consigliere regionale, non nasconde la sua soddisfazione per la decisione dei pm della Dda di Napoli, che hanno richiesto l’archiviazione del concorso esterno in associazione mafiosa per il suo assistito.La sua implicazione nella vicenda, caduta in meno di tre mesi, fu un vero e proprio terremoto politico per il Pd, soprattutto quello campano del quale Graziano era il presidente regionale. Gli avversari politici cavalcarono la situazione e il risultato delle urne ebbe del clamoroso: la candidata Dem al comune di Napoli non riuscì neanche ad arrivare al ballottaggio. Quell’ipotesi di reato contestata a Graziano di concorso esterno per aver favorito l’imprenditore Alessandro Zagaria, ritenuto vicino al clan dei Casalesi, è stato un macigno che Graziano, subito autosospesosi dal partito, si è portato sul groppone per tre mesi.Nei prossimi giorni dovrà decidere il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, mentre rimane in piedi nei confronti del consigliere regionale l’ipotesi di violazione della legge elettorale. «Ci tengo a precisare - chiarisce a Il Dubbio, l’avvocato Villani - che non si tratta di voto di scambio, ma di violazione della legge elettorale non aggravata dalle finalità camorristiche. Purtroppo su questa vicenda si sono dette tante sciocchezze e la fantasia giornalistica ha galoppato. Fino a descrivere di un brindisi di Graziano con i casalesi. I pm della Dda in tre mesi di indagine sono arrivati a delle conclusioni diverse e hanno richiesto l’archiviazione».Stefano Graziano, dicono i suoi legali, «appena appresa la notizia dell’esistenza di un procedimento a suo carico per concorso esterno in associazione camorristica, si è messo a disposizione della procura, presentandosi spontaneamente e chiedendo di essere interrogato». Cosa che è avvenuta il 25 maggio, quando l’esponente politico ha chiarito, davanti ai magistrati, la sua posizione. «Si è trattato - aggiunge l’avvocato Villani - di un lungo chiarimento, durante il quale sono stati analizzati tutti gli aspetti. Diamo atto alla Dda di Napoli di aver svolto in tempi brevi le indagini di sua competenza».Resta ora l’ultima ipotesi di reato, ma l’avvocato Villani si dice fiducioso: «Se ne parlerà a settembre. Ora aspettiamo la decisione del gip, poi affronteremo con il pm titolare dell’indagine anche questo piccolissimo filone residuale. Siamo sicuri della correttezza dei comportamenti del nostro assistito e confidiamo che l’intera vicenda possa chiudersi positivamente e al più presto».Tutta l’inchiesta si riferiva in particolare a presunti illeciti riguardanti la ristrutturazione dello storico palazzo sammaritano Teti Maffuccini, che era stato sequestrato proprio ai Casalesi e che invece risulta abbandonato. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, si basavano sull’ipotesi che Graziano avrebbe “chiesto e ottenuto appoggi elettorali con l’impegno di porsi come stabile punto di riferimento politico e amministrativo del clan di Casale”, ricevendo il sostegno del clan legato a Michele Zagaria alle elezioni regionali del maggio del 2015 e in cambio avrebbe favorito i Casalesi e alcuni imprenditori per ottenere degli appalti. Ora si comincia a fare chiarezza sulla vicenda e Stefano Graziano sta per uscire da un incubo.