«Credo sia l’indagine più grave e più pesante che la Juventus abbia subito nella sua storia, forse anche superiore a quella di "Calciopoli" del 2006». Così l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, ospite di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1, sulla situazione societaria del team bianconero. «Le fattispecie sia di reato che di violazioni di norme borsistiche, societarie e sportive, abbracciano un arco di comportamenti illeciti che non ha precedenti. A livello sportivo la Juve rischia sicuramente di più della semplice ammenda o della modesta penalizzazione, perché tutto quello che sta emergendo, se accertato al termine dei giudizi sportivi, potrebbe portare anche una forte penalizzazione«, ha aggiunto l’avvocato bolognese. LEGGI ANCHE: Calcio e procure, quarant’anni di show giudiziario «Possono esserci anche conseguenze superiori alla penalizzazione, perché l’articolo 31 comma 2 del codice di giustizia sportiva prevede che, in caso di ottenimento di iscrizione al campionato attraverso alterazione di documenti come nel caso di scritture private che posticipano i pagamenti dei calciatori o di rinunce fittizie, può comportare anche l’esclusione dal campionato, la retrocessione all’ultimo posto e la perdita del titolo di campione d’Italia. Parliamo di uno scenario assolutamente preoccupante«, ha puntualizzato Grassani.«I tempi? Siccome la giustizia sportiva ha tempi brucianti e la necessità che le sanzioni siano afflittive, se dovesse esserci il deferimento il procedimento si concluderà sicuramente entro la stagione 2022-23, quindi le sanzioni saranno poi scontate immediatamente entro il termine di questa stagione«, ha detto ancora l’avvocato esperto di diritto sportivo. «Le dimissioni in blocco ricordano la stessa scelta che fece la dirigenza della Juve nel 2006, quando Moggi, Giraudo e Bettega si dimisero all’apertura del procedimento. Sicuramente rappresentano un segnale positivo, come a dire "la Juve ha tagliato nettamente col passato". Certo, non basta per ridurre la gravità dei fatti, se accertati, e arrivare a sanzioni più miti, ma è un segnale che la dice lunga sulla volontà della società di isolare quei comportamenti. A livello penale, si è già pronunciato un gip sulla non attualità della richiesta cautelare agli arresti domiciliari per Andrea Agnelli. Con le dimissioni del cda, il rischio di reiterabilità del reato non esiste più«, ha precisato Grassani. LEGGI ANCHE: Punire la Juve per educare tutti. Per i bianconeri è di nuovo gogna «Con "Calciopoli" il sistema Juve fu quello di inquinare il sistema arbitrale dal vertice. Oggi il fatto che gli stessi protagonisti si lasciano andare a parallelismi con Calciopoli dimostra la consapevolezza della gravità dei loro comportamenti e certifica come quelle ipotesi di reato rappresentino un comportamento ancora più grave come drogare i conti della società: viola la parità competitiva con gli altri club, altera la regolarità del campionato, perché io non devo immettere nella società capitali che, attraverso figurine Panini o carte del Monopoli, riesco ad alleggerire e non affrontare«, ha detto ancora l’avvocato esperto di diritto sportivo. «Giustizia sportiva e ordinaria sono due percorsi autonomi, sicuramente la giustizia sportiva arriverà prima e quindi le indagini penali non avranno raggiunto una verità processuale prima che la giustizia sportiva si pronunci. Queste situazioni che si replicano e non riescono a essere estirpate dal sistema calcio minano la credibilità di parte del movimento. Ora il calcio italiano deve avere la forza di eliminare le mele marce e di intervenire, che si chiami Juventus o Borgorosso Football Club, in maniera equanime e dura«, ha concluso Grassani.