L’INDICE DI POSITIVITÀ SCENDE SOTTO L’ 11%

Hanno discusso animatamente, governo e Regioni, in vista del Dpcm che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dovrà firmare domani. Ma l’esecutivo non si è mosso dalla sua posizione iniziale, che corrisponde a quella del ministro della Salute, Roberto Speranza, e del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.

La linea, definita “rigorista” prevede l’opposizione alla possibile apertura degli impianti sciistici, il mantenimento del coprifuoco alle 22 anche durante le festività natalizie e il capodanno, e il divieto di spostarsi tra regioni, anche tra zone gialle. «Non possiamo permetterci il rischio di una nuova diffusione del contagio a gennaio» è il claim che arriva da palazzo Chigi e dintorni.

Ma le regioni non ci stanno, con quelle alpine che fanno fronte comune per l’apertura della stagione sulla neve e il presidente del Veneto, Luca Zaia, che attacca la linea del governo. «Se pensano di governare la pandemia a colpi di Dpcm e ordinanze regionali da qui ad aprile - ha detto l’esponente leghista anche no. Serve un nuovo patto sociale che tenga a freno il contagio e rilanci l’economia». L’impostazione dei tecnici del governo è quella di far durare il nuovo provvedimento fino almeno al 10 gennaio, quando potrebbe variare anche la divisione delle regioni per zone di gravita del livello di rischio. Dalla conferenza episcopale italiana arrivano intanto rassicurazioni sul fatto che la Chiesa si adeguerà alle disposizioni di contenimento della diffusione del contagio, e dunque sembra ormai evidente che tra le tante rinunce di quest’anno ci sarà anche la consueta messa di mezzanotte a Natale. I dati sui nuovi casi sembrano comunque indicare una certa stabilità della curva, che si mantiene su livelli comunque alti. Nelle ultime 24 ore sono stati riscontrati 19.350 nuovi casi positivi su 182.100 tamponi effettuati, con un indice di positività che scende al 10,6%. Un trend in discesa ormai da diversi giorni. Il numero di decessi rimane ancora alto, a quota 785, mentre continuano a diminuire i ricoverati in terapia intensiva, con un calo di 81 unità e un totale di 3.663 persone in rianimazione, e i ricoveri nei reparti di degenza, in calo di 376 per un totale di 32.811 attualmente ricoverati. “Rispetto a una o due settimane fa situazione in miglioramento - ha detto il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza -Ma non vuol dire che sia di tutta tranquillità, tutt’altro.

L’Rt scende ma i morti sono ancora tanti e sappiamo che quello dei decessi sarà l’ultimo indicatore a calare”. L’Istituto superiore di sanità spiega anche che gli effetti delle misure di restrizione sono visibili e che i casi di reiezione sono estremamente rari. Monitoraggio costante anche sui vaccini, con la l’azienda statunitense Pfizer che ieri, come aveva fatto Moderna pochi giorni fa, ha chiesto l’autorizzazione all’Agenzia europea del farmaco ( Ema) per procedere alla distribuzione delle dosi.

La stessa Ema ha annunciato il via libera “entro il 29 dicembre”.