È una sconfitta per il governo degli Stati Uniti e un successo per Google. Il giudice federale Amit Mehta ha respinto la richiesta dell’amministrazione americana di imporre al colosso di Mountain View la cessione del browser Chrome e del sistema operativo Android, nell’ambito della causa antitrust sul monopolio dei motori di ricerca.

Secondo la sentenza di 230 pagine, il governo ha «esagerato nel chiedere la cessione forzata di queste risorse chiave, che Google non ha utilizzato per attuare alcuna restrizione illegale». Tuttavia, la decisione non lascia Big G completamente libera: d’ora in poi l’azienda non potrà più stipulare accordi esclusivi per la distribuzione dei suoi servizi principali, tra cui Google Search, Chrome e la piattaforma di intelligenza artificiale Gemini.

In pratica, Google potrà ancora pagare partner come Apple o Mozilla per preinstallare il suo motore di ricerca, ma non potrà più escludere in maniera definitiva i concorrenti. Proprio dai documenti del processo è emerso come Apple abbia ricevuto miliardi di dollari per mantenere Google come motore predefinito sugli iPhone, mentre per Mozilla l’intesa con Big G rappresenta una voce cruciale di bilancio.

Negli Stati Uniti non sarà introdotta, come avviene invece nell’Unione europea, la scelta obbligatoria del motore di ricerca da parte degli utenti. La sentenza obbliga però Google a condividere parti del suo indice di ricerca e alcuni dati sulle interazioni degli utenti, per favorire la concorrenza di motori alternativi come Bing e DuckDuckGo, oltre che delle aziende di intelligenza artificiale come OpenAI, produttrice di ChatGPT.

Il caso affonda le radici nella decisione del 2024 che aveva stabilito il monopolio di Google nella ricerca web. Il processo a Washington si è concentrato sulle conseguenze pratiche di quella sentenza. Google ha già annunciato che presenterà ricorso, segnalando che la battaglia legale è tutt’altro che chiusa.

Intanto i mercati hanno premiato il gruppo: il titolo di Alphabet è salito del 7% nelle contrattazioni after-hours, mentre Apple ha guadagnato il 3%.